giovedì 25 aprile 2013

Tre indovinelli per il 25 Aprile

di Pietro Roversi 

Felicità di vivere in un paese senza filosofia
                                                                                                           (Dino Campana)

I. Il recente ribasso
del tasso d'interesse,
il livello minimale
dell'imposta sul reddito
e il cambio attuale
sono la sua convenienza.
Compensano per l'assenza
del campanello alla porta,
della casella della posta,
dell'imposta alla finestra,
del parafango alla catena,
della pasta a pranzo,
del pane per merenda
e della minestra per cena.
La luce fino a tardi d'estate la sera eclissa
classismo e consumismo. Ci si fida.
Un po' si pianifica e un po' si improvvisa.
Le stesse strofe strane
che uno pensa mentre guida
colla metà destra del cervello,
la sinistra le ravvisa nel ritornello.
Il rubinetto dell'acqua calda e quello
dell'acqua fredda sono allora un asso
nella manica e non un cimento, se uno poi viaggia
ed esplora un territorio dell'ex-impero.
Vento e pioggia in spiaggia,
terreno verde e ameno,
estero, poco clero,
e conformismo di pensiero anche meno.

II. La luce fino a tardi d'inverno la sera
sfuoca un poco sfiducia e qualunquismo.
La frutta, la verdura, il cibo lento,
tutta roba buona di terra fertile,
tutta una struttura sociale
di tipi magari materiali
e provinciali, ma anche aperti,
e dediti senza eccessi
al vino solo occasionalmente.
La botte piena, la moglie in vacanza
a Ferragosto, sulla rena coi bambini.
I bagnini di schiena e le vele. La speranza
di una coscienza civile per le generazioni
che verranno (il pluralismo
delle idee dovr aspettare
quello delle religioni
e senza illusioni, ci vorranno ere intere,
tempi pressoché eterni.)
L'occhio qui vuole sempre la sua parte.
Il che è ottimo per le professioni
legate al benessere, all'arte. O per chi è figo.
E a chi l'aspetto non lo alletta,
si metta pure in castigo, per punizione
o per penitenza in ginocchio, o si tiri in disparte.

III. Una lettera, tre lettere,
un'enciclopedia da portalettere,
un periscopio-caleidoscopio,
una cornucopia, una copia
di tutte le cose di cui sopra,
e molte, molte di più. Sotto, sopra
su, giù. Uno specchio
che ancora non sa esser vecchio.
È globale, ma non banale, conviene che ti ci arrovelli.
È sempre l'ultimo il più fatale degli indovinelli.

25 aprile 2013

Oggi ricordiamo la festa della Resistenza con qualche articolo scritto dai nostri blogger

Il Paese dei Somari
di Monica Bedana

Giorni, questi, che condensano un ventennio; ce lo ripropongono in un’unica amara pillola spacciata nemmeno sottobanco come panacea di tutti i mali.
Ripenso ad un 25 aprile completamente spoglio di tutta la retorica che dovremo sopportare oggi. Agli antipodi, non solo geografici. Un 25 aprile in Nuova Zelanda, Anzac Day, un giorno che lì non si mette in dubbio, non si reinterpreta né si strumentalizza. E’ semplice consapevolezza che non si logora ed è come i diritti: uguale per tutti.
“Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia privilegia quelli in tuta. In Italia i regimi politici passano. I somari restano. Trionfanti”.
Non l’ho scelto a caso Indro Montanelli, oggi. Il mio augurio di buon 25 aprile quest’anno va in particolare a chi fa informazione. Buon lavoro.


Italia. Nazione del gambero
di Simone Rossi
Una repubblica, la prima, nata dalla Guerra di Liberazione, sulle montagne e nelle città. Libera, democratica, popolare.
Poi venne l'era dello sdoganamento dei fascisti e della stigmatizzazione dei comunisti, la seconda repubblica. Imperniata sull'alternanza tra il riformismo che non riforma e la versione da operetta del fascismo.
Infine, la terza repubblica. All'alba del settantesimo anniversario degli scioperi nelle fabbriche del Triangolo Industriale. Una repubblica che ha paura del popolo, oligarchica, che segna il matrimonio tra i riformisti ed i fascisti di cui sopra. Con la benedizione di un presidente-re.
 Riprendiamo il sogno e la speranza dei partigiani (rossi, bianchi, azzurri, di tutti i colori) e diamo loro attuazione, italiani ed italiane.
Buona Festa della Liberazione

La Nuova Resistenza
di Nicola Melloni
No, non c'è il fascismo in Italia oggi. Ma di Resistenza c'è bisogno. La crisi sta distruggendo l'Europa ed il suo concetto di democrazia partecipata. Un nuovo popolo di diseredati, poveri, disoccupati, precari viene espulso dalla vita pubblica, mentre le elezioni diventano una farsa, con le politiche economiche decise non dall'elettorato ma dai mercati. La politica ufficiale è ormai chiusa nel Palazzo, la gente in strada, in piazza. Bisogna resistere all'esaurimento della democrazia, bisogna resistere alle oligarchie. Bisogna resistere ai colpi di Palazzo, come hanno provato a fare migliaia di cittadini in questi giorni, bombardando di messaggi, email, tweet i politici, occupando le scelte del PD. Sono resistenti. Siamo resistenti.

Resistiamo, insieme
di Simone Giovetti

Viviamo giorni difficili, confusi, disseminati di trappole, strade senza uscite. Resistere contro chi?
Ci sentiamo in trincea ma quando alziamo la testa per sparare i nemici hanno cambiato divisa ed esitiamo a sparare.
Dormiamo
E il giorno dopo, da svegli, scorgiamo in lontananza i nostri generali fare colazione con quelli che ieri comandavano le truppe nemiche.
Siamo stanchi, più i giorni passano più è difficile trovare un senso al combattimento.
Fino a ché, un giorno, sul far della sera, timidamente, ci arriva all’orecchio la voce di qualcuno, che poco lontano, chiede aiuto. E allora appoggiamo il fucile e ci avviciniamo, per sentire meglio. Lo ascoltiamo e sentiamo che ha paura. Non solo per la sua vita ma anche perché i colpi che gli ordinano di sparare non sa più chi colpiscono. Ci viene voglia di rassicurarlo e gli raccontiamo quello che viviamo anche noi, la notte soprattutto, quando la rabbia assume le sue forme più violente.
Gli proponiamo di scappare, di uscire da quella trincea oramai marcia Gli proponiamo di resistere, e, nascosti da qualche parte, di organizzarci e trovare altri che come noi, confusi, non sanno più cos’è il bene e cos’è il male.
E, pochi all’inizio, diventiamo tanti. Stiamo stretti ci accontentiamo veramente di poco ma ogni nostra azione ha un senso. Riscopriamo in un soffio che la vita in mezzo agli altri ha ancora un senso.