domenica 7 aprile 2013

Il PD allo sbando

E i nodi finalmente arrivarono al pettine. Da una parte Renzi che non vuole il governo Bersani che rischierebbe di farlo fuori politicamente. Dall'altra Franceschini che vuole il dialogo con Berlusconi. E poi Bersani stesso incapace di uscire dall'arrocco, "il mio governo o nulla". In mezzo il dialogo con Berlusconi sul Quirinale, i no di Grillo, le alchimie di Napolitano che le tenta tutte per rimettere in vita la grande coalizione. In un panorama di incapacità clamorosa di proporre scelte politiche innovative.
Tutti ora si concentrano sulla legge elettorale, come se quella fosse stata l'origine dei mali e del parlamento ingovernabile, quando invece rappresenta abbastanza fedelmente la realtà di un paese diviso in tre in cui due forze politiche devono mettersi d'accordo per governare. Il punto, naturalmente è come farlo. Dopo il rifiuto di Grillo rimane solo Berlusconi? E si può andare al governo con chi si è descritto per anni come il demonio? O più semplicemente, ci si può andare con chi ha predicato l'evasione fiscale, fatto votare al parlamento che Ruby fosse la nipote di Mubarak e che è tuttora portatore di un enorme conflitto d'interessi (a parole da sempre la prima legge da fare per il centro-sinistra...)? Beh, la storia dice che si può, visto che è già successo. Ma non è certo auspicabile.
Il PD ha pagato a caro prezzo la scelta suicida di sostenere Monti insieme a Berlusconi. Ora Franceschini e pure il capogruppo Speranza (ma per chi??) propongono la stessa minestra riscaldata, a cui aggiungono un po' di condimento per farla sembrare diversa. Ma è sempre orribile. Lette tra le righe, queste interviste dicono circa: dialogo sul Quirinale e poi varo di un governo PD che però vada oltre il confine del centrosinistra, cioè che viva sul supporto di Berlusconi. Cerchiamo di salvare la faccia non mettendo i ministri del PDL, ma l'alleanza sarebbe nei fatti. E i fatti sarebbero poi la successiva legislazione, in cui possiamo solo immaginare che il conflitto d'interessi, la redistribuzione del reddito, la tutela del lavoro, il rilancio della scuola pubblica, la scure sulle spesi inutili (dagli F35 al TAV) non sarebbero certo parte dell'agenda.
Una scelta folle e suicida, che lascerebbe l'Italia nel pantano, squalificherebbe definitivamente il PD e forse finirebbe per spaccarlo e riconsegnerebbe di fatto il Paese a quei poteri e a quelle politiche che lo hanno caratterizzato per 20 anni che hanno prodotto il bel risultato che abbiamo ora davanti a noi.
E si dirà, ma non ci sono altre possibilità. Davvero? Strano perché la strada maestra, in realtà, non è mai stata tentata. Il PD è andato al Quirinale e poi a parlare con Grilo sostenendo in buona sostanza un monocolore Bersani - ed il fatto che Grillo abbia detto no, in realtà, è normale (anche se molto meno lo è il rifiuto a prescindere di discutere del programma). Non si capisce perchè il M5S avrebbe dovuto sostenere un governo fatto dai suoi avversari. Ben diverso, come dice, solo ora, con grave ritardo, Rosy Bindi, sarebbe stata una proposta politica di alternativa, e cioè un governo progressista di personalità di prestigio e non di provenienza PD che avrebbero potuto fare da ponte tra il partito di Bersani e quello di Grillo. I nomi sono i soliti, da Rodotà a Zagrebelsky. Che con un programma innovativo avrebbero messo il M5S davanti alle sue responsabilità e sarebbero andati a vedere le carte di Grillo. Che ha un gruppo parlamentare già in fermento sulla possibilità di sostenere il PD, figuriamoci se l'alternativa era sostenere un governo di cambiamento slegato dai partiti!
Non si sa perchè il PD non abbia deciso di intraprendere tale percorso virtuoso. Forse troppa smania di governo e di potere. O forse paura del cambiamento vero che un governo di questo genere avrebbe portato - rottura forte sulla laicità, sulla scuola, sui beni comuni, cioè tutti quei temi che l'elettorato di sinistra ha sempre supportato ma che il gruppo dirigente del PD è stato per anni assai restio a cavalcare, se non a parole. Ed ora, invece del cambiamento, rischiamo di ritrovarci con Berlusconi.
Complimenti all'ennesima oscena prova di sè data dal PD.