martedì 5 marzo 2013

Il PD non ha ancora capito: in Sardegna largo a trombati, tromboni e affari banche-politica

di Francesca Congiu

Cambio ai vertici della Fondazione Banco di Sardegna: arriva l’ex senatore pd “trombato” Antonello Cabras?

http://www.sardiniapost.it/politica/cabras-alla-fondazione-base-del-pd-in-rivolta/

“Lo sconcerto è grande e la reazioni sono rabbiose. Ma dai vertici del Pd solo silenzio. Nessuno smentisce, nessuno conferma. Ci si chiede perché l’ingegner Antonello Cabras, non possa ritirarsi a vita privata e godersi la sua pensione dopo una vita passata ai vertici delle istituzioni e dei partiti (nasce nel Partito socialista, del quale è stato segretario regionale, e poi arriva al Pd attraverso i Ds)”

Ieri assieme all’economista Guido Melis dava notizia del fatto, con uno status di Facebook che riporto per intero, anche l’economista Francesco Pigliaru (già assessore al bilancio della giunta Soru):
“La Nuova di oggi conferma una voce che gira da tempo: *per il Banco la primavera porterà grandi novità con la nomina dei nuovi vertici: i nomi più accreditati sono quelli di Antonello Cabras, ex senatore pd, per la presidenza della Fondazione bancaria*. Ma il mondo sta cambiando o è tutto esattamente come prima? Dal partito alla fondazione, dalla fondazione alla banca: non vi ricorda qualcosa? Non facevano lo stesso a Siena? Non si era detto che così non va bene (Persino Bersani e Fassina?) E il tutto mentre la Fondazione continua nel suo clamoroso silenzio di fronte alle stra-legittime domande che gli hanno rivolto pubblicamente sulla Nuova, Mario Segni e Arturo Parisi”. 
Leggete attentamente il link di Pigliaru con le domande di Segni e Parisi.

Intanto Simone Campus, consigliere PD a Sassari, che ha annunciato di voler stracciare la sua tessera scrive:
“Non c’è nulla di personale, in quello che affermo, e Cabras manco lo conosco. Il punto è che alle piccole e medie imprese si chiede di rientrare dagli affidamenti nel momento peggiore della crisi e alle famiglie si negano prestiti e mutui. La gente si sta indebitando per pagare tasse e stipendi, per questo servono personalità di grandi competenze tecniche lontane dai partiti.
È profondamente politico affermare che servono persone credibili e terze, di garanzia per i risparmiatori, che siano riconosciute dal sistema delle imprese ormai allo stremo. Ma davvero lo scandalo MPS non ha insegnato niente ai dirigenti del PD? Stare fuori dalle banche è un imperativo per sanare un rapporto patologico tra il mondo degli affari e della finanza e la politica, che poi è uno dei motivi per cui l’elettorato ci ha punito una settimana fa”.

Dico sempre anche per vezzo autocompiaciuto che la regione da cui provengo si trova “ai confini dell’impero”. Ma così è: si vada nel Sulcis a vedere come si vive o nelle scuole frequentate dai figli di cassaintegrati o licenziati che non hanno i libri perché non hanno i soldi. E si affrontino la rabbia e le lacrime degli adulti e dei loro figli a cui non rimarrà tra poco che mangiare aria. Mi viene in mente che durante un suo viaggio a Carbonia (nel 1952!) uno scrittore molto noto aveva chiesto ad una donna cosa mangiassero i suoi figli vagamente denutriti. E quella aveva risposto tragica e poetica: “patate, e altre fesserie”.

Oggi, per misurare lo sdegno verso la politica che si respira in regione (in questa regione dove il Movimento di Grillo è il primo partito), riporto per comodità solo il link a questo articolo:

http://www.sardiniapost.it/pronto-intervento/fondazione-e-pd-lipocrisia-e-la-rimozione-di-berlinguer/

Non è mai per caso che si torna a Berlinguer. Come dire:
Qualcuno era comunista? Qualcuno era "di sinistra"?

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L'asse Napoli-Venezia (che non va a fuoco)

Di Monica Bedana

Dicevo oggi ad un amico napoletano ferito a morte dall’incendio di Città della Scienza che per me è come se fosse andata a fuoco Punta della Dogana a Venezia. Con la differenza che a parlarne sarebbe il mondo intero e sarebbe già partita la gara di solidarietà internazionale per la ricostruzione. Non è questione di bellezza ed importanza del patrimonio; Venezia gode di quella rispettabilità di facciata che a Napoli si nega a priori. Lí, al sud, sono mafiosi, hanno la pattumiera in strada, rubano i Rolex ai turisti appena sbarcati dalla nave da crociera.

Al nord siamo virtuosi, invece.

Sappiamo che al nord la mafia non esiste, né la corruzione legata al potere politico che sempre più spesso dei soldi mafiosi si nutre anche al di qua del Po. Per questo forse non si parla, fuori dai confini della Serenissima (ma poco anche dentro di essi), dell'arresto del presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita, un tipo cosí trascurabile che in Veneto ricopre 67 cariche in altrettante società che costruiscono e/o gestiscono praticamente tutti i punti nevralgici della regione, dal Mose al Consorzio Pedemontana, all’Arsenale, alla Nuova Romea, alla Veneta Sanitaria (quell’idea dilagante, cara non solo a Monti, di project financing grazie al quale anche la sanità pubblica si trasformerà in bene di lusso alla portata di pochi) ma anche l’appalto più importante dell’Expo 2015 di Milano, in collaborazione con la società siciliana Ventura, accusata di rapporti con potenti cosche messinesi.
Tangenti, milioni e milioni di euro, frode fiscale, mafia.
Ma la mafia è quella che incendia Città della Scienza, non quella che va a braccetto con la politica e gli impresari del nord, quelli che, come Baita, rischiano, investono, danno lavoro a 600 dipendenti (la Mantovani è la prima ditta del Veneto, l’11ª in Italia). Rispettabili e virtuosi, loro.

E a Venezia poi non appendiamo le mutande in strada, il filo teso tra un edificio e l’altro, come a Napoli. Anche se volessimo farlo, non abbiamo più edifici, ci siamo venduti la città intera, il patrimonio pubblico, pezzo per pezzo, ai migliori offerenti mondiali. E ancora non ci basta per finanziare il Mose e passare l’inverno coi piedi all’asciutto in piazza San Marco.

Da queste parti non abbiamo nemmeno pattumiera, perché è andata in prescrizione e l’abbiamo archiviata. Città della Scienza era un meraviglioso esempio di ciò che l’area del petrolchimico di Porto Marghera non è mai diventata. Marghera, la nostra Ilva, il nostro Casale Monferrato, la nostra Seveso , una sentenza quasi omologa alla Thyssen. Uno spettro inquietante quanto i resti carbonizzati del rogo di Napoli. L'oblio.

Stamattina un sondaggio regionale assicurava che la metà del Veneto è a favore del governissimo PD-PDL: azzeccato di sicuro, superfluo spiegare il perché. L’altro 50% tornerebbe subito alle urne, probabilmente per rafforzare il consenso massiccio espresso lo scorso 25 febbraio al M5S. Movimento che ha la possibilità di fare subito una buona legge anti-corruzione, per esempio.
Senza bisogno di incendiare ulteriormente una democrazia che sta già da tempo sui carboni ardenti.

@fnicodemo e @EnricoTomaselli e a tutti i napoletani. dal profondo nordest

USA: una destra stupida e pericolosa

di Nicola Melloni
da Liberazione

I Repubblicani hanno colpito ancora. Dopo aver tenuto in scacco il paese e l’intera economia mondiale con il famoso fiscal cliff – evitato poi per il rotto della cuffia grazie al voto di alcuni Repubblicani che potremmo definire “responsabili” – sono tornati all’attacco sui tagli automatici che erano stati rimandati a Marzo. Invece di un burrone si tratta, per ora, di un piccolo fosso, ma con effetti comunque importanti sull’economia americana.
Infatti i Repubblicani hanno fatto muro contro qualsiasi compromesso con i Democratici e hanno forzato tagli lineari alla spesa pubblica per ben 85 miliardi di dollari (che potrebbero arrivare a 1200 nel corso del prossimo decennio se non si interverrà prima), con un effetto atteso sull’economia americana di una drastica riduzione della crescita (meno 0.5%) e aumento della disoccupazione (più 750mila). Bel colpo. Purtroppo controllando la Camera dei Rappresentanti i Repubblicani hanno virtualmente un potere di veto su ogni decisione economica del Presidente e non si fanno timore di usarlo in maniera continuativa, e, soprattutto, stupida.
Un partito ormai in mano ad un gruppo di invasati che hanno l’unico obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote a Obama e di ridurre il ruolo dello Stato in economia, costi quel che costi.
E non sono costi da poco. Anche perché il settore più colpito sarà quello da sempre più caro ai Repubblicani, la Difesa, i cui tagli ammontano ad oltre la metà dei tagli totali – oltre altri tagli che colpiranno sanità e sussidio di disoccupazione. Ma, apparentemente, il gioco vale la candela. L’ideologia è più importante della salute dell’economia e, addirittura, della cosiddetta potenza militare. Una guerra santa contro quello che credono sia una lenta trasformazione dell’America in una economia socialista (sì, per quanto assurdo, è davvero questo il ragionamento di molti dei Repubblicani).
E se molte grandi compagnie di Wall Street non saranno contente di vedere i loro ricavi ridursi a causa di una competizione ideologica, alcune altre brinderanno, perché l’importante, per molte di loro, non è una economia florida ed in crescita, ma che il governo spenda meno e quindi, sperabilmente, tassi meno – magari tenendo in vita qualche scappatoia fiscale per pagare ancora meno.
Lontani sono i tempi di Harry Ford che sosteneva che gli interessi della Ford erano quelli dell’America e che i salari degli operai dovevano essere alti abbastanza per permettere loro di comprare le macchine che producevano. Ora gli interessi delle grandi compagnie sono legati ai profitti fatti all’istante, e chi se ne importa se le conseguenze saranno disastrose per i cittadini, per l’economia e pure, in prospettiva, per la stessa stabilità delle aziende.
Business irresponsabili accoppiati ad una classe politica (di destra, in America, di destra e sinistra, in Europa) scellerata stanno minando le fondamenta della ricchezza delle nazioni. Adam Smith si rivolterebbe nella tomba.


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