mercoledì 30 gennaio 2013

Lo spread e l'ennesima buffonata di Monti

Va bene la campagna elettorale, ma c'è un limite a tutto. Monti, lo ricordiamo, è andato al governo sulla base di favole costruite ad arte da giornali e commentatori, del tipo che la sua presenza al posto di Berlusconi avrebbe tagliato lo spread di 200 punti. Infatti, poco dopo la sua nomina, lo spread toccò il massimo storico, e scese solo dopo l'intervento di Draghi, cosa che in Europa sanno tutti ma solo in Italia si continua a mistificare come successo del governo.
Ora si ricomincia. Intervistato in Rai, Monti ha sostenuto che la presenza di Vendola al governo avrebbe rischi sullo spread. Vale a dire: Berlusconi non si può votare, il centrosinistra nemmeno, gli italiani devono scegliere la lista Monti per governare, altrimenti i mercati ci puniranno.
Una concezione della democrazia bislacca, in linea con quella del governo tecnico imposto al Parlamento e agli italiani che mai l'avevano votato. Monti mente sapendo di mentire quando dice che esiste un'ipoteca del mercato su queste elezioni. Lo abbiamo visto a più riprese, oramai anche FT e Goldman Sachs hanno ripudiato l'austerity e il vero problema per l'Italia sarebbe un nuovo governo con Monti in qualche posizione importante. Le sue scelte economiche hanno fatto dell'Italia lo zimbello d'Europa, la disoccupazione è alle stelle e l'economia in recessione. Non è certo Vendola che dobbiamo temere, ma Monti.
Detto questo, questa manfrina appare davvero patetica, dato che i due sembrano pure destinati a governare insieme. Dove non potè Dio, potè Bersani. Che vincerà le elezioni, ma ha detto in tutte le salse di voler Monti con sé. E avendo già tirato su Vendola per coprirsi a sinistra, si dovrà far buon viso a cattiva sorte. Bella prospettiva che due che hanno litigato ferocemente durante la campagna elettorale si ritrovino allo stesso tavolo. Alla faccia della coerenza, e della credibilità della politica. 

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