mercoledì 15 maggio 2013

Minimalismo PD

Di @MonicaRBedana

All'inizio fu la carta d'intenti, nella sua vastità imprecisa.
Conteneva il "pan" del centrosinistra, il “tutto”. Prefisso greco, un indizio ed un inizio di Pasok.

Poi vennero gli otto punti. Quelli cardinali erano andati smarriti in sede elettorale, ne servivano urgentemente quattro di ricambio mentre si resettava il gps. Apparecchio e apparato indicavano già la prima svolta a destra.

Ora tocca alle quattro proposte: a scuocerle ci vorrà meno che per i quattro salti in padella.

E’ una contra(ddi)zione programmatica selvaggia, che sfocia nel minimalismo perfetto; quello che credevo patrimonio esclusivo di grandi stilisti, di un Balenciaga magari, non certo di D’Alema.

L’applicazione rigorosa del menos es más, meno idee ma più confuse e ancor meglio disorganizzate. Che si raggrumano e si liquefano, gridando al miracolo ogni volta - a mo’ di sangue di San Gennaro, o di ennesima Epifania- nell’unica Idea in realtà mai partorita: il Partito.



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