venerdì 3 maggio 2013

La cineteca politica di RI - Salvatore Giuliano


di Giulia Pirrone

Il 1 Maggio1947 su circa duemila contadini riuniti a festeggiare la re-introduzione della festa dei lavoratori e per manifestare contro il latifondismo, partirono raffiche di mitra che uccisero 11 persone e ne ferirono più del doppio. A sparare sulla folla fu un gruppo di banditi capeggiato da Salvatore Giuliano, che un paio di anni dopo in una lettera ai giornali parlo' di scopo politico della strage.

La figura di Giuliano bandito Robin Hood tra mafia, Stati Uniti e potere politico in una Sicilia che già solo nel paesaggio sembra far west, e' stata molto mitizzata nella cultura popolare.

Francesco Rosi nel 1961 partendo dalla figura di Giuliano costruì un film-indagine con l'intento di portare luce sugli eventi che legavano la morte del bandito stesso con la strage di Portella della Ginestra. Per fare questo utilizzo' degli strumenti narrativi che nella storia del cinema italiano segnarono una netta linea di demarcazione tra la narrativa del neo realismo del dopo guerra ( Rossellini e De Sica per intenderci), ed il realismo. Per Rosi la sola osservazione dei fatti non ci racconta una storia intera. I fatti hanno bisogno di essere analizzati per tentare di capire come le cose siano andate. Ed ecco che per provare a chiarire gli eventi della strage di Portella della Ginestra si assiste al processo ed alle deposizioni del principale imputato, per poi tornare indietro circa di quindici anni, alle vicende che portarono alla sua morte.

Giuliano e' onnipresente nel racconto ma un fantasma sullo schermo - su cui non appare mai se non da morto o col volto in ombra - per Rosi e' lo strumento che permette di raccontare la Sicilia, i suoi intrighi politici e mafiosi in un territorio primitivo, deserto e roccioso. Tutti elementi che si sovrappongono strato su strato e rendono possibile la comprensione dei fatti solo attraverso un meticoloso lavoro di analisi e ricostruzione.
Il risultato finale e' un giallo senza soluzione, un enigma che invita lo spettatore a porsi diversi interrogativi più che fornire risposte su quello che e' il capo stipite dei misteri Italiani.

La voce del narratore fuori campo e' di Rosi stesso, ed il film fu premiato con l'Orso d'Argento a Berlino come miglior film.




oo






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