venerdì 12 aprile 2013

La scuola è meglio della merda

di Francesca Congiu

L’intervento di Francesca Coin in merito al referendum bolognese sui finanziamenti alla scuola
 mette in luce l’ennesimo paradosso legato alla questione dell’istruzione in Italia e l’uso strumentale di concetti come laicità e democrazia. Tale paradosso ricorda quello illustrato da Ellekappa con una vignetta sulla Chiesa e i diritti della persona: "La chiesa ha tutto il diritto di dire la sua. il problema è che vuole dire anche la nostra".
Poco male (cioè non sorprende) se PDL e Curia sono uniti nella crociata antidemocratica di considerare lecito un finanziamento alla scuola privata, ma trovo scandaloso che il PD bolognese continui a fraintendere i "fondamentali" della democrazia dimostrando di fare politica senza avere un'identità politica o - peggio - facendo proprie le ragioni e l'identità dell' "avversario". La scuola pubblica è battuta se la politica non la difende, perché l'acropoli è sempre più forte dell'agorà. Aggiungo, allo sconforto e alla rabbia che ingenera questa vicenda, la recente notizia del pagamento “a sorteggio” dei docenti precari di una scuola di Grosseto: questi, sottopagati, già vessati dalle intermittenze di un lavoro saltuario sono i nostri docenti, formati e professionalizzati dal "pubblico" e per il "pubblico", che lo Stato - con destra e sinistra complici nella cecità e nell'azione - continua ad umiliare e offendere. Il fatto è accaduto in Toscana, ma queste "fiere" sono aperte in tutta Italia.

Credo esista un progetto politico, ideologico, ben ordito, che cioè qualcuno o molti traggano un vantaggio nel tagliare il filo democratico di cui la scuola si fa portatrice e che si costruiscano teorie astruse e improponibili di “laicità” per giustificare la manomissione dei valori costituzionali, per mettere cioè all'angolo i saperi liberi e democratici, partendo da provvedimenti come la limitazione degli accessi e la scandalosa umiliazione del corpo docente.
E alla fine? Alla fine, dopo aver raso al suolo la credibilità, l'autorevolezza e l'imprescindibilità della scuola pubblica ci si limiterà a ripetersi la tautologia, buona per salvare la cattiva coscienza di chi è causa di questo male, che la scuola pubblica non vale niente, perché non vale niente, perché non vale niente ecc. ecc. Quando discuto di problemi di laicità, merito, democrazia scolastica mi viene spesso in mente una frase contenuta in “Lettera a una professoressa”. Il contesto è la scuola di Barbiana, quell’esperienza educativa che negli anni ’50 mise in luce le gravi ingiustizie sociali della scuola istituzionale, ancora arretrata sui temi dell’uguaglianza e della cura della persona. Questa frase viene  pronunciata da un giovane alunno in risposta ad un pedagogo, aria da progressista, cattedratico - uno di quelli che, per intenderci, oggi punterebbero l'indice contro le carenze del sistema scolastico pubblico, per poi mandare i propri figli a scuola privata. Lucio, l’alunno che ha trovato nella scuola un luogo di scambio, crescita, autonomia, lui con 36 mucche nella stalla, di fronte all'alternativa-zero, risponde al fine pedagogo come oggi in Italia risponderebbero studenti e professori insieme : "la scuola sarà sempre meglio della merda".

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