venerdì 22 marzo 2013

Scuole private, fondi pubblici e il referendum di Bologna

Proponiamo due ulteriori post sul referendum sui soldi alle scuole paritarie a Bologna. Il primo pezzo è preso ancora una volta dal sito di Wu Ming. Una lettrice (che teniamo anonima) si domanda quale sia l'utilità pratica di tagliare i fondi alle private se questo rischia di compromettere il diritto allo studio.
Wu Ming 4 risponde nel dettaglio.
Il secondo pezzo è una lettera aperta di una madre bolognese, elettrice del PD, che chiede chiarezza al suo partito sul referendum e sull'uso dei soldi pubblici.

Domanda: salve, a proposito di democrazia, se il referendum consultivo (non abrogativo, fortunatamente), dovesse passare, il consiglio comunale di Bologna, votato democraticamente dai cittadini, cosa dovrebbe fare, farsi influenzare dal 50% + 1 dei votanti, oppure mantenere fede al programma grazie al quale è stato votato dai cittadini (programma dove non si menzionava un cambio di rotta sui finanzimenti alle paritarie)? Inoltre, il milione di euro destinato oggi dal comune alle materne paritarie, a cosa sarebbe destinato nello specifico? Chi si dimostra entusiasta per il referendum ha figli? Lo sa che grazie ai soldi che vengono dati dal comune alle paritarie molti bambini riescono ad andare alla materna? Che altrimenti sarebbero esclusi? Lo sa che molto spesso ad andare alle paritarie sono cittadini stranieri che altrimenti non saprebbero dove mettere i figli e non fantomatici fighetti? Chi promuove questo referendum e chi lo appoggia, ha voglia di scatenare una guerra fra poveri? Di mettere ancora più in difficoltà famiglie stremate dalla crisi? In un mondo ideale la scuola pubblica dovrebbe avere tutti i fondi possibili. Nel 2013 già è molto se non torniamo alla lira. Saluti.


Risposta di Wu Ming 4: Salve. Rispondo nell’ordine alle domande:
1) “Cosa dovrebbe fare” il Comune se al referendum consultivo dovesse vincere l’opzione A?
Innanzi tutto, essendo un referendum consultivo, quindi senza quorum, immagino che dovrà tenere conto di quanti cittadini saranno andati a votare. L’ultimo referendum consultivo a Bologna è stato fatto nel 1997, sulla privatizzazione delle farmacie comunali. Andò a votare il 36% degli aventi diritto, vinsero i contrari alla privatizzazione, ma per il Comune i votanti erano troppo pochi e quindi procedette ugualmente (e legittimamente) a privatizzare il comparto.
Il referendum consultivo dà indicazioni sull’indirizzo politico che una giunta dovrebbe adottare. Starà poi al governo della città decidere se tenere conto del parere dei cittadini oppure no e accettarne le conseguenze. Se la Giunta preferisce tenere in conto il parere della Curia, dei partiti di centrodestra, della FISM e di Comunione e Liberazione, che la affiancano in questa battaglia, anziché quello dei referendari, vedremo quali frutti raccoglierà alla prossima tornata elettorale. Mi permetto di far notare che a livello nazionale stare con quelle forze per tutto il mandato Monti ha portato al centrosinistra i risultati che abbiamo visto.
2) “Il milione di euro destinato oggi dal comune alle materne paritarie, a cosa sarebbe destinato nello specifico?”.
In base al quesito referendario, il milione di euro dovrebbe essere assegnato alla scuola pubblica comunale e statale. Nello specifico le voci di spesa non mancano di sicuro, direi che c’è l’imbarazzo della scelta.
3) “Chi si dimostra entusiasta per il referendum ha figli? “.
Non mi risulta siano state fatte indagini sulla composizione famigliare dei sostenitori del referendum. Posso dire che io, che lo sostengo, ho due figli. E che l’Associazione genitori insegnanti di Bologna e provincia (che presumibilmente include, appunto, dei genitori) appoggia il referendum.
4) “Lo sa che grazie ai soldi che vengono dati dal comune alle paritarie molti bambini riescono ad andare alla materna?”.
Tutti sanno che grazie ai finanziamenti comunali alle paritarie molti bambini possono andare alla materna. Si presume che quel milione non venga investito in altro, altrimenti più che fare un referendum toccherebbe chiamare i Carabinieri.
5) “Che altrimenti sarebbero esclusi?”.
La FISM sostiene che senza quel finanziamento 400 famiglie sarebbero costrette ritirare i figli dalle paritarie. Non so in base a cosa venga fatto questo calcolo. Di certo c’è che in questo momento ci sono 103 bambini che non hanno potuto accedere alla scuola pubblica a fronte di 96 posti liberi nelle paritarie private. Significa che quelle famiglie o non condividono l’impianto cattolico delle scuole FISM oppure non possono pagare le rette. Il diritto che viene leso in questo momento è quello di quei 103 bambini e bambine.
6) “Lo sa che molto spesso ad andare alle paritarie sono cittadini stranieri che altrimenti non saprebbero dove mettere i figli…?”.
La percentuale di stranieri iscritti alle scuole paritarie private è 1,8%, contro il 17,3% nella scuola pubblica. Anche in questo caso pare evidente che moltissimi stranieri emigrati a Bologna non possono permettersi le rette della scuola privata paritaria, oltre probabilmente a non condividerne l’impostazione confessionale.
7) “Chi promuove questo referendum e chi lo appoggia, ha voglia di scatenare una guerra fra poveri? Di mettere ancora più in difficoltà famiglie stremate dalla crisi?”.
E’ precisamente per evitare che i poveri soccombano alla crisi che è necessario dare un segnale politico per rifinanziare la scuola pubblica, laica, gratuita, per cattolici e non, per poveri e non. La scuola per tutti, insomma.
8) “In un mondo ideale la scuola pubblica dovrebbe avere tutti i fondi possibili”.
Ecco noi pensiamo invece che nel mondo reale la scuola pubblica dovrebbe avere tutti i fondi possibili. E’ per questo che si fa il referendum :-)


CARO SINDACO
di La Pasionaria
da lapasionaria.it


Caro Sindaco
noi non ci conosciamo personalmente.
Mi chiamo Barbara Galli, sono bolognese, abito nel quartiere della Bolognina, ho quarantacinque anni, e sono una mamma lavoratrice di quattro figlie.
Visto che ti ho votato alle ultime elezioni, mi permetto di scriverti dicendoti subito, che è la prima e l’ultima volta che scrivo a un sindaco, o a un politico in generale, perché so che voi politici, tutti quanti, di tutti gli schieramenti, siete molto impegnati nella vostra attività principale che è quella -o dovrebbe essere quella- di governare noi cittadini, e se noi cittadini ci mettessimo tutti a scrivervi, tutti i giorni, quando qualcosa che non va, oppure perché ci alziamo storti la mattina, e ci viene in mente una lamentela qualsiasi anche giusta magari, e voi doveste leggerci tutti quanti, e con attenzione, io me lo immagino che non se ne uscirebbe più: le vostre mail o le vostre cassette della posta, sarebbero intasate, e questo andrebbe a discapito della vostra importante attività, che è quella di governare noi cittadini.
Diciamo che ti prometto solennemente -e ogni promessa è debito- che questa mia lettera, è la prima e l’ultima che mando a te o a un qualunque altro politico, di qualsiasi schieramento, è la prima e l’ultima lettera di protesta, che mando alle istituzioni insomma, e quindi ti chiederei di leggerla con attenzione, ché evidentemente, se decido di giocarmi l’unica possibilità che ho nella vita di mandare una lettera a un politico, vorrà dire che penso che sia una cosa importante da fare, insomma ti chiedo di fidarti del mio giudizio, che è quello di un’elettrice del Pd, che ti ha votato: ti chiederei di starmi ad ascoltare cinque minuti, caro sindaco.
Io ti scrivo perché, secondo me, e te lo dico come elettrice del Pd -e dunque quello che fa il Pd è anche un po’ una cosa che mi riguarda- il Pd a Bologna, rispetto al Referendum del finanziamento alle paritarie, non sta tenendo l’atteggiamento giusto, quello che i suoi elettori si aspettano da lui e cioè favorire con ogni mezzo, questo referendum.
Il Pd, caro sindaco mi permetto di scriverlo pubblicamente, dovrebbe farsi carico, di questa battaglia di principio, visto che stiamo parlando non solo di salvaguardare la scuola pubblica, ma piuttosto di tutelare un giusto ed equo utilizzo, del denaro pubblico.
Le scuole paritarie, non so se lo sai, non funzionano esattamente come le scuole pubbliche:
la possibilità di accesso alle materne private paritarie, viene effettuata in base a criteri discrezionali, decisi da ogni singola scuola.
Vogliamo proprio continuare con questi finanziamenti alle scuole paritarie? Se si, allora caro sindaco, ho una proposta per te:  propongo di modificare i criteri per accedere ai servizi che offrono le scuole paritarie, adeguando i criteri di accesso a quelli della scuola pubblica, cioè adottando gli stessi parametri cioè in pratica, istituendo anche loro delle graduatorie per l’iscrizione.
Vabbè è una provocazione, allora facciamo le cose per bene: facciamo di tutto perché la gente di Bologna esprima il proprio giudizio su questa questione che non è secondaria, anzi tutt’altro, è una questione di principio, quindi una questione molto importante.
Caro sindaco sarò onesta fino in fondo con te: due figlie delle mie quattro figlie hanno frequentato materne paritarie, perché in quel momento quando ho dovuto iscriverle cioè, dal punto di vista dell’organizzazione della mia famiglia era più comodo così, cioè mandarle alle paritarie, anche se in linea di principio le avrei mandate volentieri alle materne pubbliche, ma vedi caro singolo, il singolo cittadino, anzi in questo caso la singola cittadina, che lavora e ha dei figli fa prevalere nelle sue scelte di vita, le esigenze pratiche, lo capirai bene il perché non è una martire, mentre invece secondo me, la politica dovrebbe ragionare al contrario e cioè dovrebbe salvaguardare dei principi, ovvero dovrebbe fare di ogni decisione, una questione morale.
Caro sindaco, io come cittadina che ha votato Pd, mi permetto di chiederti di ripensare alla questione, magari partecipando alla manifestazione di domani pomeriggio in Piazza Maggiore, a favore del Referendum.
Pensaci su, va là caro Virginio – posso chiamarti così vero?-, perché davvero il Pd che mi aspetto, quello che sogno, non può decidere di boicottare questo referendum solo per motivi di opportunità economica, ché la politica in cui le persone possono e vogliono credere, è quella dei principi e non solo quella dei valori di bilancio.
Ciao,
Barbara

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