venerdì 10 agosto 2012

Una giornata al parco Olimpico

L'avventura delle Olimpiadi inizia prima dell'arrivo al parco Olimpico. Un paio di settimane prima, arriva una email di stampo quasi minatorio: preparatevi per lunghe file, arrivate almeno 2 ore e mezzo prima, controlli da aeroporto, niente liquidi. Mah, e noi che pensavamo fossero giochi. 
Ma no, certo non lo sono, sono un business, De Coubertin lo si ricorda solo facendo ogni annuncio prima in francese e poi in inglese. Infatti nella lettera ti ricordano che dentro il parco Olimpico viene accettata solo la Visa, sponsor ufficiale delle Olimpiadi. Le altre carte al bando. 
Carte che in realtà servono, visti i prezzi da Piazza San Marco: quasi 9 pound per un fish and chips, 20 pounds per 3 birre ed un Pimms - un buon 30-40% di più che in centro a Londra. Ma anche questo, in fondo, lo si era messo in conto, ed infatti arriviamo già pronti con una bella colazione al sacco. 
Il parco è bello, un sacco di fiori, passeggiata lungo i canali, belle strade e bellissimi impianti: il velodromo, soprattutto, ma anche l'Aquatic Center e l'impianto per la pallanuoto. Lo stadio da fuori non è un granchè, ma dentro è splendido, siamo quasi in ultima fila ma si vede benissimo. 
Ma fuori dagli impianti sembra di essere ad una fiera campionaria: stand su stand di cibo, la torre di Anish Kapoor a pagamento (15 pounds!!!), una fila gigantesca per entrare al negozio di gadget. Ed una scandalosa mancanza di megaschermi. Uno ce ne è, anche piuttosto grande, nel centro del parco Olimpico, dove sorge un parchetto verde. Ma l'accesso è restricted, il primo parco al mondo dove bisogna fare la fila per entrare. E che fila! Ci tocca rinunciare, un pò scoglionati mentre i gentilissimi ma fondamentalmente inutili volontari ci dicono anche da che parte del ponte passare, si sta a sinistra, ovviamente, siamo in Inghilterra.
Ma che stress. Impossibile godersi in santa pace la giornata olimpica, divieti, regole, cartelli, controlli. E tutto costruito in base alle esigenze del business, senza neanche un minimo tentativo di pensare allo sport e agli spettatori. Peccato. 


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Resistenza Olimpica - Josefa Idem




Una delle più grandi atlete di sempre, la tedesca che ci piace di più, forse perchè ormai italiana. Prime olimpiadi, e prima medaglia, a Los Angeles 84. Poi cambia maglia e bandiera, e diventa italiana, parlando per altro un italiano perfetto. Non vince subito, quarta nel 92. Ma poi 4 olimpiadi consecutive con medaglia, culminate con l'oro di Sidney. Ed oggi, a quasi 48 anni, di nuovo in finale nel K1, sfiorando il podio. 8 olimpiadi, 2 nazioni, 5 medaglie. Una donna, un mito che non si arrende mai, sconfiggendo anche il tempo. 


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