mercoledì 27 giugno 2012

Una china pericolosa

Di Simone Rossi

Quando un paio di anni fa Ed Miliband fu eletto segretario del Labour Party fummo in molti a sperare in una svolta nel partito dopo tre lustri di sbornia liberista. Le sue credenziali rosa, quasi socialdemocratiche perfino, fecero sperare in un cambio nel linguaggio e nella proposta; un cambio che sinora non è avvenuto, limitando la critica alle politiche anti-popolari del governo in carica al semplice fatto che i laburisti taglierebbero la spesa pubblica con più compassione, più umanamente.

In questo vuoto di ideali e di idee, la ricerca perenne del consenso elettorale può esser di cattivo consiglio. Ed ecco che Miliband pochi giorni fa si è avventurato nel terreno minato dell'immigrazione, probabilmente cercando di sedurre gli strati più disagiati sul campo della guerra tra poveri, non avendo alcunché da offrire loro in termini di politiche sociali e di emancipazione. Egli ha asserito di voler porre un freno al ricorso alla manodopera straniera, a basso costo, introducendo politiche che disincentivino l'assunzione di dipendenti non britannici. A suo dire questo porrebbe un termine al dumping sociale, cioè la corsa al ribasso dei salari, e aprirebbe nuove possibilità di impiego per i sudditi britannici.

Prendendo la scorciatoia delle risposte semplicistiche a problemi banalizzati, il segretario laburista non si assume la responsabilità di una franca autocritica all'interno del partito. La nascita del New Labour successiva alla sconfitta elettorale del 1992 ha comportato un'adesione alle politiche ed all'immaginario conservatore, improntato sull'idolatria della finanza e dell'imprenditoria. Il partito ha preso per buono l'assunto per cui l'arricchimento dei più ricchi avrebbe avuto ricadute sul resto della società, spostando l'attenzione della propria azione politica dal lavoro al capitale. Ne consegue che il problema del dumping sociale è ridotto ad una questione di immigrazione e non di rapporti di forza nel mondo del lavoro e che la dirigenza laburista fatichi a riconoscere che in assenza di una rappresentanza sindacale ampia il potere contrattuale dei lavoratori è ridotto. E con esso il potere d'acquisto.

Al netto delle successive ritrattazioni e puntualizzazioni, la dichiarazione di Miliband ha riaffermato la chiacchiera che mira a stigmatizzare l'immigrato, già ampiamente diffusa dai media popolari, orientati prevalentemente a destra, ed ha gettato un seme che in un contesto di prolungata crisi economica potrebbe facilmente germogliare nel giardino dell'estrema destra e del populismo conservatore.

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