lunedì 28 maggio 2012

Vendola e le alleanze a prescindere

Di Nicola Melloni


Storia curiosa quella di Nichi Vendola che invoca gli stati generali del centro-sinistra e non passa giorno senza puntellare il Partito Democratico con sempre la stessa richiesta: ci alleiamo? 
Come tutti sanno, nel 1998 Vendola era membro importante di Rifondazione Comunista e contribuì in maniera decisiva a fare cadere il governo Prodi. Troppo a destra quel governo. Oggi le cose son cambiate, pare, e dunque andare al governo non con Prodi, ma con Letta e Fioroni va più che bene. De gustibus... D'altronde è innegabile che lo scenario politico ed economico sia cambiato e questo deve per forza portare a qualche riflessione e qualche ripensamento. Ed infatti oggi Vendola non è più comunista, ma socialdemocratico. Deve essere stata la crisi del socialismo reale a Wall Street a fargli scegliere un approccio più moderato.
Tutto legittimo, ma non sarebbe il caso di dare spiegazioni? Certo sarebbe ingiusto immaginare un percorso alla Veltroni, dall'Unità alla post-sinistra passando per Kennedy e saltando l'Africa ma riuscendo pure a raccontarci che era entrato nel PCI perchè non era comunista. No, Nichi no. Non è un coglione. Al massimo con Walter condivide il giudizio su D'Alema.
Però questo percorso politico andrebbe giustificato, spiegato. Uno si potrebbe immaginare che con la crisi della finanza, con i tagli fiscali, con lo strangolamento della Grecia, un personaggio come Vendola possa saltare sù e dirti: avete visto? Avevo ragione io, il capitalismo è marcio, il liberismo è oppressione. E invece no. Certo, continua la critica del modello economico dominante, ma si modera sempre più. Ora è passato a Hollande e alla socialdemocrazia. Forse si è reso conto che il comunismo era datato nel 2010. Forse.
O forse c'è un calcolo politico. Vendola è convinto di poter vincere le primarie, visto che candidati vicini a SEL hanno spesso battutto quelli del PD quando si trattava di scegliere i sindaci. Sarebbe un sogno, alla guida della coalizione che non può non vincere (e qui tutti a toccare ferro)! Ma a che prezzo?
Fino all'anno scorso si poteva anche pensare che il patto col PD fosse indispensabile, visto che l'obiettivo era battere la destra alle elezioni. Ma ora? Il PD sostiene un governo che SEL (e IDV) fortemente osteggia, e certo con ragione. Trattasi di uno dei peggiori governi di sempre, lo abbiamo detto più volte - età pensionabile più alta d'Europa, riforma del lavoro per indebolire i sindacati, spread altissimo, paese in recessioni, suicidi, attacchi contro Equitalia, tasse che strozzano i cittadini. E il pareggio di bilancio in Costituzione. Eppure il PD ha avvallato tutto. Legittimo, ci mancherebbe. Ma su quali basi allora si dovrebbe costruire questa alleanza se non si è d'accordo su nulla?
Vendola sogna la socialdemocrazia di Hollande, ma il PD porta avanti la politica del PASOK, non quella dei socialisti francesi. Come si fa a stare con Landini e con Follini? Questo non vuol dire che il PD non sia un interlocutore, ci mancherebbe. Da soli non si vince, certo. Ma non sarebbe il caso di partire da qualcosa di concreto che vada oltre la personalizzazione della politica e la corsa per le primarie? Magari inziare a costruire una alternativa a Monti con le forze che al governo si oppongono, a partire quindi da SEL, IDV e Federazione della Sinistra, Movimento dei Beni Comuni? 
Invece Vendola la FdS non la vuole vedere neanche in cartolina, e sembrano ripicche personali, mentre è pronto ad allearsi  col PD sempre e comunque. A costo pure di perdere la faccia. Palermo è stato l'ultimo caso, dopo quello altrettanto fallimentare di Napoli. SEL ha sostenuto Ferrandelli perchè aveva vinto le primarie. Formalmente, nulla da eccepire. Peccato che Ferrandelli fosse la faccia peggiore della politica siciliana, sostenuto dagli amici di Lombardo e organizzatori di inciuci e pastette di ogni sorta. Che il popolo palermitano non lo volesse è del tutto evidente. Però Vendola lo ha sostenuto lo stesso, sacrificando la politica, quella vera, sull'altare dei giochi di potere. Robe da D'Alema, ahimè. 
 A forza di pensare solo alle primarie, Vendola si è distratto e non si è accorto di  quello che sta succedendo in Italia, dove la gente non ne può più e preferisce la rottura agli intrighi di palazzo. Ed infatti il ciclone Vendola sembra essersi smorzato, mentre il tornado Grillo, uno che della alleanze se ne infischia, ha preso forza. SEL continua ad essere accreditata del 7-8% alle elezioni, ma ogni volta che si contano le schede si ferma al 3% ed un motivo forse ci sarà. Intanto a forza di cincischiare, il bacino elettorale della sinistra che si oppone  a Monti si va sempre più restringendo. Vendola, sul palco, continua ad aspettare Godot. Ma il pubblico se ne è già andato.

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