mercoledì 18 gennaio 2012

L'arci-italiano
Di Nicola Melloni

Dopo la tragedia del Giglio il web sembra essersi risvegliato sdegnato dal comportamento di Schettino e solidale con l’operato di De Falco, l’ufficiale che esorta il comandante della nave aritornare a bordo. Repubblica prontamente titola: “E' lui l'Italia vera”. Ah si? Mi permetto qui di dubitarne ed anzi vorrei ribaltare il concetto. Schettino è l’Italia vera, altro che. E’l’emblema di un popolo che ha perso qualsiasi parvenza di coscienza civile, di rispetto per il prossimo, di stima vera in sè stessi.

Schettino è il classico parvenu che fa il gradasso con gli amici. Quanti ne avete visti, quanti ne conoscete di quelli che in autostrada fanno la gara solo per dimostrare di essere dei “fighi”? Di vanagloriarsi della loro ignoranza, nella speranza di farsi ammirare da altri, ancora più ignoranti di loro? Vi pare un caso straordinario in un paese in cui un vecchio pervertito si vanta di quante ragazze giovani e giovanissime si scopa in una notte? Soprattutto in un paese che, largamente, ammira il vecchio pervertito e sotto sotto l’invidia!

Schettino è il solito incivile che se ne strabatte delle regole perchè in fondo che sarà mai un piccolo strappetto, ogni tanto. Basta essere furbi, che male si fa? Tanto lo fanno tutti. E poi, ci mancherebbe, sono le regole a essere stupide. Sono le tasse ad essere troppo alte, non gli evasori ad essere ladri. Sono le file a essere troppo lunghe, non siamo noi a saltarle.

Schettino è il tipico personaggio che non ammette di aver sbagliato neppure davanti all’evidenza. Che trova sempre una scusa anche quando è colpa solo sua. Che colto in fallo dà sempre la colpa agli altri. Che se viene multato se la prende con i vigili. O con la sfortuna. Che insulta l’arbitro quando fischia un rigore, sacrosanto, contro.

Schettino è l’emblema della vigliaccheria. I tanti che scappano dopo un incidente. Ma anche i tantissimi che fingono di non vedere, che tirano dritto. Per paura, e per inciviltà. Che non vedono una donna importunata. Che non vedono le violenze che gli capitano sotto il naso. O che magari, semplicemente, non vedono il commerciante che non gli fa lo scontrino, che commette un reato. Ma che in fondo, per comodità, per vigliaccheria sociale, lasciamo fare.

Pensate davvero che Schettino fosse un’eccezione?


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Sempre meno uguali davanti alla giustizia?
Di Monica Bedana

Il giudice Garzón, ieri, durante il processo che gli potrebbe costare l'espulsione dalla Magistratura (foto "El País")


Non esiste il modo giusto per fare una cosa sbagliata
(Legge di Kelly)

“La crisi economica potrebbe fornire un'occasione irripetibile per riformare il sistema giudiziario italiano”. Lo dice il ministro Paola Severino in Parlamento, sottolineando che i ritardi della giustizia italiana ci costano l'1% del Pil.
Non parla di scontro tra toghe e politica il ministro, ma il suo mettere l'accento soprattutto sull'inefficienza del nostro sistema giudiziario e sui suoi costi in termini economici equivale in fondo a dar continuità ad uno dei vari filoni berlusconiani di attacco alla magistratura: giudici sempre lenti, a volte o spesso incapaci, perennemente costosi. Quanto basta per renderli odiosi agli occhi dei cittadini già esasperati da tasse, spese, tagli. Ed equipararli, sottilmente, ad una casta in più da mantenere.

Ancora una volta la politica punta critici riflettori sulla giustizia ed invoca le solite riforme epocali del settore, quando invece ne basterebbero poche, veloci e a costo zero per migliorare di fatto il sistema (le elenca spesso Gian Carlo Caselli: meno “procedure” nei processi, redistribuzione sensata degli uffici giudiziari sul territorio nazionale, riaprire le assunzioni, bloccate da almeno 15 anni, di segretari e cancellieri, personale chiave per lo smaltimento della burocrazia).

La politica che imbriglia la giustizia e la modella ai propri interessi sta offrendo in questi giorni in Spagna lo spettacolo, indegno per la democrazia, del giudice Garzón seduto sul banco degli imputati accusato, da quella politica che ora sta al Governo, di aver applicato la legge.
Questo sí ha un costo insopportabile per la società e per i cittadini: il costo di una giustizia sempre meno uguale per tutti e sempre più legata agli interessi di pochi.

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