martedì 23 ottobre 2012

Un nobel senza pace

di Nicola Melloni
da Ombre Rosse [16]

Il premio Nobel per la pace dato all’Unione Europea ha scatenato molte reazioni, alcune di incredulità, altre di aperta ilarità, soprattutto su diversi media inglesi. Ma anche non considerando lo sciovinismo britannico o i crescenti sentimenti nazionalisti di molte fazioni politiche, in tutta Europa questo riconoscimento lascia molti dubbi ed apre alcuni inquietanti interrogativi, a cominciare dai criteri addottati per l’assegnazione del premio e dallo stesso significato di pace.Che il Nobel fosse un artefatto politico e propagandistico già lo si sapeva. Nel Dicembre 1973 il premio fu assegnato ad Henry Kissinger, a soli due mesi dal golpe cileno sponsorizzato dalla Cia e nel mezzo dei bombardamenti della Cambogia. Due episodi in cui Kissinger fu indiscusso protagonista, ma che venivano cancellati, agli occhi della giuria, dagli accordi di pace firmati col Vietnam. Sarà….
Il caso del Nobel di quest’anno è assai diverso. Certo la Ue non ha sulle spalle vergognosi crimini e sponsorizzazioni  di regimi dittatoriali. Ma che sia protagonista del processo di pace pare, in questo momento, francamente ridicolo. Non ci sono dubbi che il ruolo storico dell’Europa unita sia stato di grande portata. Dopo secoli di conflitti e soprattutto dopo due Guerre Mondiali, il tentativo di unire gli stati dell’Europa occidentale, prima solo economicamente, poi – in maniera fallimentare – militarmente, ed, infine, politicamente era la risposta dei governi allo shock provocato dal fascismo e nazismo (e naturalmente alla ingombrante presenza sovietica dall’altra parte della Cortina di Ferro). Nell’89 poi, con la fine dei regimi socialisti, l’Europa rappresentò una potentissima calamita per i popoli dell’Est e la speranza di un continente finalmente unito e senza muri.
Ma fu proprio negli anni 90 che l’Europa perse la sua anima. Il disastro dello Sme (il serpente monetario europeo) portò ad una rafforzata integrazione economica ed alla nascita dell’euro. Ma in piena sbornia neo-liberale si pensò solamente alla moneta, come se bastasse il mercato unico a creare dei nuovi cittadini. In realtà gli Stati membri cominciarono a cedere consistenti porzioni di sovranità che di fatto diminuirono in maniera consistente i diritti democratici dei popoli europei – governi sempre meno importanti, politica monetaria affidata alla Bce con l’unico scopo di aiutare il funzionamento dei mercati e senza nessun obiettivo sociale.
Era la ricetta perfetta per il disastro. La Ue tradiva le sue origini perché negava il suo tratto caratteristico, la sua specificità storica. L’idea di Europa come unione che pacificasse il continente andava, negli anni 50 e 60, di pari passo con la costruzione dello stato sociale con i freni messi al mercato e al capitalismo selvaggio, da molti allora visto come generatore di crisi, instabilità ed eventualmente guerra. Quella parte fondamentale era cancellata dalla nuova Ue che imbracciava un disegno iper-mercatista fondamentalmente anti-democratico. E le contraddizioni di quel progetto non hanno mancato a farsi sentire, con l’euro sotto pressione, con i Piigs in ginocchio, con le democrazie sotto controllo. Soldi in cambio di condizioni, di tagli, di licenziamenti, di povertà. Parlamenti esautorati con la proposta che la Ue ora abbia il potere di veto sulle leggi finanziarie di ogni paese. Ma senza un vero Parlamento europeo che rispetti la volontà popolare, senza un vero governo europeo, eletto, con veri poteri, che debba rispondere delle sue azioni ai cittadini.
Non è certo questa l’Europa della pace. Questa è l’Europa usata per giustificare politiche reazionarie e anti-sociali. Questa è l’Europa contro cui manifestano centinaia di migliaia di persone ad Atene, Madrid, Lisbona, ma anche a Roma e Parigi. Questa è l’Europa che il non-ancora Primo Ministro Mario Monti bollava come podestà straniero che metteva sotto sequestro la democrazia in Italia.  Questa è l’Europa in cui i sentimenti anti-tedeschi cominciano a gonfiarsi in tutta l’area mediterranea, mentre i governi del Nord trattano gli altri paesi come colonie riottose. L’Europa dell’egoismo, della mancanza di solidarietà, di forti ed inquietanti venti nazionalisti che negano il principio della comune cittadinanza. Difficile, se non impossibile, riconciliare questa Europa con l’idea di pace che non può certo essere ridotta ad un mero accordo diplomatico.
Ad Oslo dovrebbero conoscere meglio la storia, dovrebbero sapere che la diplomazia senza veri contenuti non può esistere. Pace e crisi sono due termini antitetici. Pace e povertà non possono coesistere. Non c’è pace senza democrazia. E se la prima idea di Europa era quella di unirsi per sconfiggere i nazionalismi che avevano provocato le guerra, questa Ue sta andando nella direzione esattamente opposta. L’idea d’Europa merita il nobel. Questa Europa, no.


(http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/10/20/27388-finestra-internazionale-un-nobel-senza-pace/)

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