venerdì 8 giugno 2012

L'uso politico degli Europei di calcio

Di Nicola Melloni


Oggi iniziano gli Europei di calcio in Polonia ed Ucraina. Mentre in Italia siamo presi dall'ennesimo scandalo del pallone nazionale, la politica europea si è inserita pesantemente nell'evento sportivo con costanti prese di distanza dal governo di Kiev accusato di non rispettare i diritti umani.
Facciamo un salto indietro, per capire meglio le circostanze che hanno portato a queste tensioni. Nel 2007 i due paesi dell'Europa dell'Est si videro assegnare l'organizzazione dell'Europeo 2012, battendo proprio la candidatura dell'Italia. Già allora si trattò di una scelta fortemente politica, di supporto all'Ucraina dell'allora Rivoluzione Arancione. Rivoluzione Arancione finita in un disastro poco dopo, con i cosiddetti democratici lacerati dalle divisioni e travolti dagli scandali ed infine sconfitti dall'attuale presidente Yanukovich. 
Il primo ministro ucraino nel 2007 era quella Yulia Timoshenko la cui recente incarcerazione è diventata il casus belli di questi Europei, con diversi governi del "Vecchio Continente" che dopo aver minacciato il boicottaggio si sono comunque dichiarati indisponibili a seguire le proprie squadre per non legittimare il governo di Kiev. Tralasciamo l'ovvia considerazione che i governanti europei avrebbero da fare qualcosa di molto più produttivo che seguire il calcio anche senza questi problemi politici e concentriamoci sul nocciolo del problema.
Si potrebbe pensare che l'Europa democratica - guidata nientemeno che dalla Germania - si sia rifiutata di sporcarsi le mani con un regime dalle credenziali quantomeno dubbie. Peccato che questo afflato democratico mal si concili con l'ipocrisia di fondo che lo ispira. Andiamo per ordine:
  1. Assegnare un evento sportivo di questa portata ad un paese che già nel 2007 era attraversato da una crisi politica dirompente è stato non solo un azzardo ma una manovra diplomatica per sostenere un governo amico. Inutile lamentarsi 5 anni dopo;
  2. Yulia Timoshenko non è in carcere per la sua fede politica ma per crimini comuni. Timoshenko è un'oligarca, una delle persone più ricche di Ucraina con giganteschi conflitti d'interesse e con una storia personale e politica dai contorni assai nebulosi. Se Berlusconi, tanto per fare un esempio, venisse condannato per evasione, riciclaggio o favoreggiamento della prostituzione, ci indigneremmo per uso politico della giustizia? 
  3. I segni di violenza sul corpo della Tymoshenko, che se confermati sarebbero uno scandalo, sono tutti da verificare. Ma ammettiamo pure che veramente Tymoshenko abbia subito violenze in carcere. Purtroppo non si tratterebbe di un caso isolato anche nella "civile" Europa. O vogliamo dimenticarci di Bolzaneto? O dimentichiamo il caso Cucchi? Solo meno di un mese fa una inchiesta del Corriere della Sera ha dimostrato l'allarmante livello di violenze ed abusi commessi nei carceri italiani, senza che questo abbia causato scandalo, nè tantomeno indignate reazioni politiche. E nessuno in Europa parla di boicottare l'Italia.
Il doppio standard usato dalle cancellerie occidentali risulta dunque davvero insopportabile, in particolare quando si usano temi importanti come la democrazia ed i diritti umani per fare pressioni politiche. Prima di dare lezioni di moralità politica sarebbe forse il caso di guardarsi prima in casa. Solo allora si potrà davvero essere credibili. 



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