giovedì 31 maggio 2012

E se ci fosse una Syriza italiana?

Di Nicola Melloni


Il successo di Syriza in Grecia e del Front de Gauche in Francia dovrebbe invitare ad una riflessione seria le varie componenti della sinistra italiana. Non solo è possibile vincere, ma anche quando non ci sono i numeri si può fortemente influire sul panorama politico, mettendo al centro dell'agenda alcuni punti fondamentali per il cambiamento delle società in cui viviamo.
Una agenda che in Italia esiste già, sia chiaro. Dalla difesa dell'acqua pubblica e dei beni comuni al no al nucleare, dalla lotta per l'Art.18 all'opposizione ai diktat di Marchionne, dalla contrarietà alla riforma delle pensioni al rifiuto del fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione. Un programma tosto, popolare, di sinistra.
Esiste il programma, dunque, ed esiste pure la coalizione disposta a sostenerlo, perchè già lo ha fatto in questi anni. Una coalizione che non sa però di esistere, forrmata da SEL, IdV, Federazione della Sinistra, Verdi, FIOM, Alba, Micromega, nonchè migliaia di sigle dell'associazionismo e della società civile. Non comprende però il PD. Su alcuni punti è possibile cercare una convergenza, su altri non sembra è realistico. E comunque è difficile parlare del PD in termini generali, si va da Fassina a Chiamparino, passando per Renzi e Bersani. 
Sia chiaro, non è una critica, ma una constatazione. Il PD ha tutti i diritti del mondo di portare avanti una politica diversa. E dopo le elezioni si potrà anche dialogare, dopo appunto essersi confrontati con il voto dei cittadini e con i programmi. Ma cercare una alleanza a prescindere dal programma è impossibile.
La crisi ha polarizzato l'elettorato che si trova a fronteggiare situazioni di grande disagio. Ha anche messo a nudo tutti i limiti del modello economico neoliberista. Modello economico che tutti i componenti della nostra coalizione vogliono superare ed il PD no. 
Che poi l'opposizione al neo-liberismo si chiami socialdemocrazia o anti-capitalismo è un problema minore, anche se andrebbe fatto notare a Vendola che il Partito Socialista Europeo è anche, e soprattutto, quello del Labour inglese, del Pasok tedesco, del PSOE spagnolo, tutti, chi più chi meno, a favore dell'austerity. E che pure il compagno Hollande ha rifiutato di ricevere i leader di Syriza che non giudica affidabile solo perchè si oppone al memorandum della trojka.
Ma non è un problema importante. Quel che conta è che anche in Italia si possano mettere insieme gruppi diversi, con storie diverse, a volte anche di astio e rancore personale ma che, loro malgrado a volte, condividono idee fondamentali sul vivere insieme, quello che appunto si chiama programma politico. Al di là di nomi, poltrone e personalismi. 
Ora anche la FIOM, finalmente, sembra cominciare a muoversi, forse a superare la divisione politica-sindacato, perchè è ormai chiaro che il sindacato senza rappresentanza politica è destinato a perdere. Era vero nell'Ottocento, è vero ora.  Non è necessario creare un partito, non lo hanno fatto, almeno per ora, nè Syriza nè il Front de Gauche. Ma è indispensabile mettersi insieme, unire le proprie forze. Il programma c'è già, il resto sono dettagli.


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mercoledì 30 maggio 2012

Rassegna stampa:
Difficile spiccare il volo

Articolo da The Guardian segnalato e commentato da Simone Rossi
L'originale dell'articolo qui.

Negli ultimi anni la classe dirigente italiana, costituita da anziani
che hanno tratto i massimi benefici dal modello sociale che poco a
poco demoliscono e/o dai loro rampolli raccomandati, ha lanciato
strali e commenti sprezzanti contro le giovani generazioni, colpevoli
di non essere in grado, anzi di non volere, rendersi autonomi dai
genitori. Bamboccioni, mammoni, sfigati sono alcune degli epiteti
utilizzati per criticare una generazione che,al contrario dei propri
omologhi europei, avrebbe la tendenza a risidere con la famiglia
d'origine fino ai 30 anni d'etá o oltre.Leggendo l'articolo riportato
qui sotto, possiamo confermare come i politici italiani o siano
alienati dalla realtá contemporanea o siano in mala fede; due ottime
ragioni per definirli inadatti ai ruoli che ricoprono.
L'articolo de The Guardian riporta la notizia secondo cui un numero
sempre crescente di giovani britannici continui a vivere sotto il
tetto dei propri genitori. Sono circa tre milioni, su una popolazione
di sessanta milioni, il 20% in piú rispetto al 1997. Tra le cause di
questa tendenza sono indicate l'impennata dei prezzi nel settore
immobiliare, la difficoltá nell'accesso al credito e l'incremento
delle tasse universitarie (inesistenti fino a quindici anni fa) e del
costo della vita in genere; fattori che rendono difficile poter
mettere in piedi un progetto di vita autonoma.

Almost 3 million people aged 20-34 were living with their parents in 2011, a 20% increase on the number in 1997, official figures show.

The data from the Office of National Statistics (ONS) shows that while in 1997 one in four men and one in seven women aged 20-34 lived at home, by 2011 the proportions had increased to one in three men and one in six women.

The ONS said that while there were a number of reasons why 1.8 million young men and 1.1 million young women were now living with their parents, "it is noteworthy that the increase over the past decade coincides with an increase in the average price paid by first-time homebuyers of 40% between 2002 and 2011".

As well as rising house prices, young adults have been hit by higher university costs, increasing rents and a credit squeeze which has seen banks and building societies shy away from offering mortgages at high loan-to-values.

In December, the Insolvency Service revealed people aged between 25 and 34 were the biggest users of debt relief orders, which allow borrowing of up to £15,000 to be written off, but have an impact on a borrower's credit record.

Although in recent months the number of 95% mortgages advertised by lenders has increased, reports from would-be first-time buyers suggest lenders are still wary of granting loans and are only doing so to those with the cleanest of credit records.

"This situation is only going to get worse. Although we are no longer seeing the double-digit house price growth of a few years ago, lenders are now demanding hefty deposits," said Mark Harris, chief executive of mortgage broker SPF Private Clients.

"Unless parents can dig deep into their own pockets for money to help with the deposit, they will be acting as landlords to their offspring for much longer than they may have imagined."

Although house prices and rents are highest in London, the ONS figures show it actually had the lowest proportion of young people living at home, with one in five overall. This is largely due to the influx of young people from outside the capital seeking employment and study opportunities.

In contrast, in Northern Ireland 35.3% of young adults were living with their parents. The ONS said this was partly because it is more feasible to commute to work or university and remain living with parents than in other parts of the UK, and partly because the proportion of people cohabiting was around half of that observed in the rest of the UK.

Angus Hanton, co-founder of the Intergenerational Foundation, a group campaigning for fairness between generations, said: "We suspect this shows the degree of intergenerational unfairness prevalent in our society. Rather than striking out on their own, younger generations are increasingly locked out of housing and jobs."

He added: "Government cannot continue to leave young people's housing and employment prospects to a market stacked in favour of the older generation."

As might be expected, the research also showed that the percentage of men and women who live with their parents decreases with age.

In 2011, 64% of men and 46% of women aged 20 were living with their parents, while only 7% of 34-year-old males and 2% of 34-year-old females remained in the family home.

The figures show that about 5.5 million people aged between 20 and 34 were living as a couple in their own household, while 1.5 million live with others but not family, and just under 1 million lived alone.

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martedì 29 maggio 2012

Gli aggiornamenti delle rubriche

Su City, oggi: 
Pagherete tutto, pagherete caro:
Slogan da anni 60, riadattato per l'evenienza da Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale. Intervistata dal Guardian la signora ha fatto ben capire l'opinione corrente nellla trojka riguardo la Grecia. Ad Atene i cittadini non hanno pagato le tasse e fatto bagordi per anni, ora si tratta di pagare - pay back - o forse più appropriatamente di fargliela pagare....continua la lettura 



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lunedì 28 maggio 2012

Vendola e le alleanze a prescindere

Di Nicola Melloni


Storia curiosa quella di Nichi Vendola che invoca gli stati generali del centro-sinistra e non passa giorno senza puntellare il Partito Democratico con sempre la stessa richiesta: ci alleiamo? 
Come tutti sanno, nel 1998 Vendola era membro importante di Rifondazione Comunista e contribuì in maniera decisiva a fare cadere il governo Prodi. Troppo a destra quel governo. Oggi le cose son cambiate, pare, e dunque andare al governo non con Prodi, ma con Letta e Fioroni va più che bene. De gustibus... D'altronde è innegabile che lo scenario politico ed economico sia cambiato e questo deve per forza portare a qualche riflessione e qualche ripensamento. Ed infatti oggi Vendola non è più comunista, ma socialdemocratico. Deve essere stata la crisi del socialismo reale a Wall Street a fargli scegliere un approccio più moderato.
Tutto legittimo, ma non sarebbe il caso di dare spiegazioni? Certo sarebbe ingiusto immaginare un percorso alla Veltroni, dall'Unità alla post-sinistra passando per Kennedy e saltando l'Africa ma riuscendo pure a raccontarci che era entrato nel PCI perchè non era comunista. No, Nichi no. Non è un coglione. Al massimo con Walter condivide il giudizio su D'Alema.
Però questo percorso politico andrebbe giustificato, spiegato. Uno si potrebbe immaginare che con la crisi della finanza, con i tagli fiscali, con lo strangolamento della Grecia, un personaggio come Vendola possa saltare sù e dirti: avete visto? Avevo ragione io, il capitalismo è marcio, il liberismo è oppressione. E invece no. Certo, continua la critica del modello economico dominante, ma si modera sempre più. Ora è passato a Hollande e alla socialdemocrazia. Forse si è reso conto che il comunismo era datato nel 2010. Forse.
O forse c'è un calcolo politico. Vendola è convinto di poter vincere le primarie, visto che candidati vicini a SEL hanno spesso battutto quelli del PD quando si trattava di scegliere i sindaci. Sarebbe un sogno, alla guida della coalizione che non può non vincere (e qui tutti a toccare ferro)! Ma a che prezzo?
Fino all'anno scorso si poteva anche pensare che il patto col PD fosse indispensabile, visto che l'obiettivo era battere la destra alle elezioni. Ma ora? Il PD sostiene un governo che SEL (e IDV) fortemente osteggia, e certo con ragione. Trattasi di uno dei peggiori governi di sempre, lo abbiamo detto più volte - età pensionabile più alta d'Europa, riforma del lavoro per indebolire i sindacati, spread altissimo, paese in recessioni, suicidi, attacchi contro Equitalia, tasse che strozzano i cittadini. E il pareggio di bilancio in Costituzione. Eppure il PD ha avvallato tutto. Legittimo, ci mancherebbe. Ma su quali basi allora si dovrebbe costruire questa alleanza se non si è d'accordo su nulla?
Vendola sogna la socialdemocrazia di Hollande, ma il PD porta avanti la politica del PASOK, non quella dei socialisti francesi. Come si fa a stare con Landini e con Follini? Questo non vuol dire che il PD non sia un interlocutore, ci mancherebbe. Da soli non si vince, certo. Ma non sarebbe il caso di partire da qualcosa di concreto che vada oltre la personalizzazione della politica e la corsa per le primarie? Magari inziare a costruire una alternativa a Monti con le forze che al governo si oppongono, a partire quindi da SEL, IDV e Federazione della Sinistra, Movimento dei Beni Comuni? 
Invece Vendola la FdS non la vuole vedere neanche in cartolina, e sembrano ripicche personali, mentre è pronto ad allearsi  col PD sempre e comunque. A costo pure di perdere la faccia. Palermo è stato l'ultimo caso, dopo quello altrettanto fallimentare di Napoli. SEL ha sostenuto Ferrandelli perchè aveva vinto le primarie. Formalmente, nulla da eccepire. Peccato che Ferrandelli fosse la faccia peggiore della politica siciliana, sostenuto dagli amici di Lombardo e organizzatori di inciuci e pastette di ogni sorta. Che il popolo palermitano non lo volesse è del tutto evidente. Però Vendola lo ha sostenuto lo stesso, sacrificando la politica, quella vera, sull'altare dei giochi di potere. Robe da D'Alema, ahimè. 
 A forza di pensare solo alle primarie, Vendola si è distratto e non si è accorto di  quello che sta succedendo in Italia, dove la gente non ne può più e preferisce la rottura agli intrighi di palazzo. Ed infatti il ciclone Vendola sembra essersi smorzato, mentre il tornado Grillo, uno che della alleanze se ne infischia, ha preso forza. SEL continua ad essere accreditata del 7-8% alle elezioni, ma ogni volta che si contano le schede si ferma al 3% ed un motivo forse ci sarà. Intanto a forza di cincischiare, il bacino elettorale della sinistra che si oppone  a Monti si va sempre più restringendo. Vendola, sul palco, continua ad aspettare Godot. Ma il pubblico se ne è già andato.

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venerdì 25 maggio 2012

Corso di spagnolo per immagini:
il concetto di mafia
Di Monica Bedana

- Credo che qui non abbiamo mafia perché non serve...
- Di sicuro.
- Ecco, appunto.


Non sono sufficienti i 20.000 milioni di euro previsti dal Governo per salvare Bankia, ne servono altri 19.000.
Il Paese sprofonda nella bankiarotta e quella cosa che si chiama spread e che vola più rapido e sgangherato della Ryanair sfiora di nuovo i 500 punti. Rodrigo Rato sarà per sempre ricordato come il comandante Schettino, quello che abbandona ogni transatlantico prima che vada a picco. E stasera non mi consola nemmeno vedere la partitona perché vorrei che vincesse il Barça ma che non perdesse l'Athletic...
Che vita. Pues eso.

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giovedì 24 maggio 2012

Gli aggiornamenti delle rubriche

The City of London - E se fosse la Germania ad uscire dall'Euro?
Capisco che sembra una proposta assurda, ma al momento potrebbe essere la soluzione che arreca meno danni.
La Germania è ormai isolata in Europa, se dobbiamo dare retta ai resoconti dei giornali. Italia e Francia fanno fronte comune sugli euro-bond che non possono che essere ben accetti da tutti gli altri paesi in difficoltà, dal Portogallo alla Grecia all'Irlanda. Si tratta della netta maggioranza dell'area Euro, ma Berlino continua a porre il veto. Non vogliono mettere i loro soldi a disposizione dei fannulloni dell'Europa meridionale...... continua a leggere




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mercoledì 23 maggio 2012

Le elezioni e la retorica della vittoria

Di Nicola Melloni

Queste elezioni amministrative passeranno alla storia per la vittoria del movimento 5 stelle a Parma e per quella del PD a Budrio e Garbagnate. D'altronde è Bersani che lo rivendica con orgoglio, non rendendosi conto non solo di cadere nel ridicolo ma di esplicitare pure una versione gregaria, definendo il PD solo in contrapposizione a Beppe Grillo e le sue truppe. 
Il nervosismo dello stesso Bersani e della Bindi parla da solo. Sbandierano una vittoria senza discussioni, ma conoscono la storia ed il concetto di vittoria di Pirro. Sanno benissimo cosa è successo proprio 20 anni fa, quando gli altri partiti sparivano ed il PDS rimaneva in piedi, traballante ma vincente per ritiro dell'avversario. E poi bastarono 3 mesi per distruggere la gioiosa macchina da guerra di Akel. Lo sanno benissimo eppure continuano lo stesso ad andare verso il baratro, incapaci anche solo di frenare. 
Come si fa a convincere la gente della tua vittoria se non sei convinto neanche te? Come si fa a continuare a proporre alleanze e (qualche, rara) idea, trite e ritrite senza rendersi conto che ormai non ti segue più nessuno? In questo, ahimè, ha ragione Grillo: Bersani è morto, o quasi, e non se ne accorge. Certo, il PD vince elettoralmente, ma politicamente esce disastrato. I cittadini non votano e nella stragrande maggioranza disperdono il loro consenso. Comunque quasi mai lo danno al PD, quello che una volta era il partito delle grandi città, mentre ora il centrosinistra governa Milano, Genova, Napoli, Palermo con sindaci scelti contro il partito democratico. Si può vincere anche in minoranza, ma basterà per cambiare il paese? E' lecito dubitarne, soprattutto quando Letta continua a parlare di alleanza con Casini. Ed è altrettanto lecito nutrire poche speranze pure in Vendola se, sull'altare delle alleanze a prescindere, decide di sostenere candidati impresentabili a Napoli e Palermo, dove gli elettori non a caso gli girano le spalle. E' proprio quella politica fatta di giochetti e accordi che la gente non sopporta più.
Ma un concetto sbagliato di vittoria lo ha pure Grillo se ieri ci ha ben spiegato che il successo del M5S è una vittoria della democrazia sul capitalismo. Ma davvero, Beppe? E quale componente del capitalismo hai/avete sconfitto a Parma? Quella di Grillo, sia chiaro, è una vittoria politica e non solo elettorale. Ma non han fatto ancora nulla, il cambiamento è qualcosa di assai diverso dal trionfo alle elezioni. E Parma, con il suo debito di livello quasi greco, metterà subito alla prova la forza della democrazia contro un capitalismo che ormai sembra non interessarsi più al processo elettorale. Solo uscendo vittorioso dalla prova del fuoco, si potrà allora parlare di trionfo della democrazia.



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lunedì 21 maggio 2012

Gli aggiornamenti delle rubriche di Resistenza Internazionale:
21 maggio 2012

The City of London:

"La UE in crisi"
I risultati delle ultime elezioni in diversi paesi del continente hanno fatto emergere un forte discontento verso le istituzioni europee. In alcuni casi sono in crescita partiti che rigettano l’idea stessa di Europa unita e la moneta unica, dal Front National francese ai nazisti greci fino al KKE greco ed, in parte, il movimento 5 stelle italiano. In altri, si rafforzano partiti che pur volendo mantenere l’Euro e l’Europa unita, sono sempre più insofferenti alle politiche economiche della UE, come nel caso del Front de Gauche francese, Syriza e diversi altri partiti greci. Lo stesso successo di Hollande in Francia avviene con una campagna molto dura nei confronti delle politiche europee degli ultimi anni, a partire dal fiscal compact...leggi tutto l'articolo

domenica 20 maggio 2012

Spagna:
le mille e una idea per favorire l'evasione fiscale
Di Monica Bedana

La fede è credere in quello che sai che non è cosí.
Lemma dell'irlandese
(Terapia intensiva mobile, urgente: paziente applaude classe politica)

Come si fa a far finta di nulla anche se è domenica.
A sforzarsi di far colazione con chocolate con churros se poi ti restano sullo stomaco per forza, non solo per l'olio del paleolitico in cui li hanno fritti.
Perché quella che sta facendo il Governo Rajoy, con l'amnistia fiscale, è apologia dell'evasione. E non si può prendere a calci sul deretano il lavoro dipendente, potare con la motosega la sanità e l'educazione pubblica e poi mettersi in ginocchio ad implorare che gli evasori tornino da papà che ogni colpa sarà perdonata. Perdonata non solo per quanto evaso fino al 2010, come in teoria dice il progetto che si presenterà nella prossima finanziaria; anche per l'anno in corso e probabilmente per il prossimo.
Il progetto di amnistia fiscale non esige nessun tipo di prova del fatto che si tratti di denaro evaso prima del 2010; basta andare a depositarlo in banca per lavarlo, chi ci dice che era davvero sporco prima  di quella data o che si è sporcato quest'anno. Che se sto trafficando oggi con armi e droga o mi sono arricchito due ore fa col mattone e non ho dichiarato, non posso andare a fare un versamento domani e pago di tasse solo il 10% che mi esige la messa in regola, e non tra il 30% de il 52% che pagherei se dovessi fare una denuncia dei redditi normale, come quella che stiamo facendo in questi giorni noi comuni cittadini tartassati, per intenderci.
Quando queste cose le faceva l'Italia o l'Inghilterra, Mariano diceva che erano opera del demonio; secondo lui era un'economia solida a dover attrarre il denaro e gli investimenti, non lo scudo fiscale.
L'economia solida però non si vede, nonostante lui da quasi sei mesi sia devotissimo di Sant'Angela e creda nel suo miracolo. Te lo dico io il perché, Mariano, il miracolo non arriva: perché per queste cose ci vuole una divina patrimoniale.

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sabato 19 maggio 2012

Fiom: il diritto ad avere diritti



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venerdì 18 maggio 2012

Perche' la Gran Bretagna e' una Repubblica delle Banane

Premetto che sono parte in causa, quindi emotivamente coinvolto. Premetto pure che trattandosi di un caso e non di una ricerca sistematica, questo post non ha un valore generale. E pero' e' solo attraverso l'esperienza personale che impariamo le cose, ed io un paio le ho imparate in questi giorni.
Anni e anni che ci sentiamo ripetere: rule of law, certezza del diritto, democrazia. Ah, tutte cose belle! E magari poi ci dicono, a ragione, quanto funziona male l'Italia, e come funzionano bene i paesi anglosassoni. Funzionano bene per chi? Questo non ci viene mai detto.
Certo se sei un banchiere la vita e' bella, i soldi son tanti e se perdi un sacco di soldi c'e' lo stato a salvarti la pellaccia e a pagarti il bonus con i soldi delle mie tasse. Per altri la vita e' un po' piu' grama. 
Pensiamo agli immigrati. Ma no, non solo alla nostra immagine classica - e sbagliata - di immigrati pezzenti, magari irregolari, come se poi facesse la differenza. Pensiamo invece ad affermati professionisti, come quelli che pagano 1200 pound per ottenere un visto d'urgenza, una sorta di mazzetta legalizzata. E che la settimana scorsa si son visti sbattere fuori dagli uffici dell'Agenzia che controlla le frontiere (UKBA) perche' il cervellone centrale era andato in panne. Fuori, e bisogna pure riprendere da capo l'appuntamento, ma non prima di 3 settimane, se sei fortunato naturalmente.
Si dira', sfiga - si ma una sfiga che se succede da noi, subito i giornali ci definiscono repubblica delle banane, anche un po' a ragione. Roba tipo la neve a Roma, dimenticandosi che a Londra le neve ferma la metrpolitana che dovrebbe essere, come dice il nome, underground. Ma non divaghiamo.
C'e' ben altro. Tipo le forche caudine cui si e' costretti per un visto di ricongiungimento famigliare. Scene da Green Card, solo che quella era una commedia per non dover piangere della realta'. Foto, lettere di amici e conoscenti, una intrusione bestiale nella privacy di una persona. E si dira', va beh, c'e' l'abuso e quindi i controlli sono comunque da fare. Vero. 
Ma c'e' bisogno di rifare tutto da capo anche quando si tratta semplicemente di rinnovare questo visto? Uno spreco indecente di risorse - in fondo quello che è stato dichiarato legittimo 5 anni prima dovrebbe esserlo ancora al momento del rinnovo. Invece no, si ricomincia da capo.Un procedimento che puo' prendere fino a 6 mesi, in cui bisogna mostrare estratti conto risalenti a 5 anni prima, nonche' prove e controprove di cosa si è fatto durante tutti gli ultimi 5 anni. Ed altre amenita', tipo vedersi ritirata la tessera sanitaria - non del richiedente, del coniuge - come se aver fornito un documento di identita' della UE non certificasse gia' automaticamente la copertura sanitaria (salvo poi che se devi andare in ospedale e non hai la tessera non e' facilissimo da spiegare). 
Ma quello che e' piu' fastidioso, e piu' difficile da spiegare e' che per 6 mesi la liberta' di movimento viene impedita e senza nessuna possibilita' di sapere se e quando la tua domanda verra' graziosamente esaudita. Aspetti, poco importa se hai necessita' di viaggiare, di muoverti. Ah, no, naturalmente questo diritto deve essere garantito, lo dice pure una direttiva europea:

DIRETTIVA 2004/38/EC
"(5) Il diritto di ciascun cittadino dell'Unione di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri presuppone, affinché possa essere esercitato in oggettive condizioni di libertà e di dignità, la concessione di un analogo diritto ai familiari, qualunque sia la loro cittadinanza."

Quindi si, il diritto di muoversi, seppure accompagnati come cagnolini c'e'. Il partner potra' rientrare nel Regno Unito se scortato alla frontiera, un piccolo - o grande - incoveniente, ma il diritto e' salvaguardato. Ma neanche questo e' vero. Il rientro sul suolo di Sua Maesta' e' discrezionale, cioe' il funzionario che controlla passaporti (e documentazione) potra' decidere di non essere soddisfatto e negare l'accesso nel Paese. Con anche un rischio minimo, chi mai si potra' muovere? Diritto pseudo-salvaguardato, ma in maniera assai mafiosa. Tu puoi muoverti, ma a tuo rischio e pericolo.
Ecco, questa e' la certezza del diritto per gli essere umani di serie B. Si può parlare di legge uguale per tutti, quando l'applicazione della legge stessa è discrezionale? Addirittura un avvocato è arrivato a parlare di "diritto teorico".  
Questa e' la famosa Rule of Law dello stato libero di Bananas. La smettessero almeno di darci lezioni......  



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giovedì 17 maggio 2012

Corso di spagnolo per immagini:
esercizi di lingua
Di Monica Bedana

Segreteria di Stato del mettersi la lingua nel c...
("Il tempo mette ogni cosa al suo posto". Cervantes)


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mercoledì 16 maggio 2012

L'ideologia tedesca e la fine dell'euro

Ormai è sempre più evidente, le cause della crisi europea non vanno ricercate nei fannulloni di Atene e neppure nel lassismo bancario di Madrid - fattori pur non trascurabili nella dinamica e nell'evolversi di questo colossale pasticcio. No, i problemi veri vengono da Berlino e da un concentrato di arroganza ed ideologia che non possono che riportare alla memoria vecchi fantasmi.
No, certo, la Germania della Merkel non è nazista, ci mancherebbe. Ma per la terza volta in meno di un secolo, le sue azioni ed i suoi comportamenti, il suo spirito imperialista stanno gettando l'Europa nel caos. Si potrebbe dire che il Cancelliere non ha imparato nulla dal suo passato, dall'essere cresciuta in un paese - la DDR - in cui l'ideologia contava più del buon senso ed in cui la chiusura mentale dei suoi leader degenerò nella chiusura fisica di quello Stato. Ora la Germania della Merkel, nuovamente, si chiude in sè stessa, erige un muro contro il contagio dei lazzaroni meditteranei, quelli che vanno bene solo per comprare merci tedesche e, forse, per allietare le vacanze dei cittadini del Reich.

Sentire le parole riguardo la Grecia di un parlamentare tedesco, Michael Fuchs, fa rabbrividire: "siamo stati più accomodanti di quanto avremmo voluto essere. Ora la festa è finita". Di che festa va cianciando questo personaggio? Quella dei disoccupati greci? Quella dei pensionati senza soldi? O quella delle industrie tedesche che si sono avvantaggiate dell'unione monetaria?
D'altronde sono mesi che i membri del governo tedesco vanno ripetendo che la Grecia deve fare i compiti a casa, altrimenti finiscono gli aiuti. Ma, a parte il tono condiscendente ed arrogante, di che aiuti vanno parlando? Qui si parla di prestiti, non di aiuti. I tedeschi non stanno sborsando un marco, pardon, un euro, per aiutare la Grecia, mentre stanno imponendo soluzioni draconiane e patentemente sbagliate.
Quello che non sembrano aver capito a Berlino è che un'unione comporta diritti ma anche obblighi - e di questi obblighi i tedeschi non vogliono sentire parlare. La moneta unica ha portato per un certo periodo dei beneifici, condivisi - pure in parte diseguale. Ora che porta invece dei problemi, bisogna che ognuno faccia la sua parte.
Se si vuole una moneta unica bisogna prendere il full-package, euro-bond e trasferimenti fiscali, quello che fa qualsiasi altro stato che batte moneta. Nessun governo al mondo concede prestiti ai suoi cittadini. Il discorso che portano avanti i tedeschi è invece tipicamente quello delle regioni secessioniste - non vogliamo che i nostri soldi vadano ad altri. Cioè non esistono problemi comuni, ma meri interessi di bottega. Ora dicono alla Grecia che non è obbligata a rimanere nell'Euro, ma ad Atene stanno facendo di tutto per rimanerci, sono i tedeschi che fanno di tutto per spezzare l'Europa.
Ormai in Europa esiste una maggioranza di cittadini e di stati che vogliono un'altra BCE, un'altra politica monetaria, un'altra politica economica. A Berlino puntano i piedi, sembrano quei bambini un pò stronzi che se non si fa come dicono loro portano via la palla. Il problema è che la palla non è loro.


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martedì 15 maggio 2012

Delle scuse doverose

Domenica 13 Maggio Resistenza ha pubblicato un articolo molto duro contro Dimar - il partito della Sinistra Democratica greca - accusato di essersi venduto ad interessi altrui e di aver tradito il mandato elettorale. Solo poche ore prima l'adesione di Dimar ad un nuovo governo con Pasok e ND era stata confermata dal leader di Syriza, Tsipiras. Si tratta, con tutta evidenza, di una notizia non veritiera e di un articolo, dunque, sbagliato per non dire diffamatorio. Non possiamo che rallegrarci che Dimar abbia rifiutato tale accordo, e non possiamo che scusarci per le nostre parole. Scuse a Dimar ed alla sua leadership, scuse ai nostri lettori. La linea politica dell'articolo non cambia, non si tradisce il mandato elettorale, non si fanno accordi sulla pelle degli elettori. Ma ritiriamo senza dubbio l'attacco al partito ed ai dirigenti in questione.
L'errore, in buona fede, resta comunque grave ed è ovviamente ascrivibile solamente al sottoscritto.

Nicola Melloni 

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Caroline Lucas to step down as leader of the Green party


Articolo segnalatoci da Simone Rossi


Sanzionati dal voto amministrativo di due settimane fa e galvanizzati dai risultati elettorali in Francia, Germania (Nord Reno - Vestfalia) e Grecia, i leader e leaderini del centro-sinistra italiano sono prodighi di proposte e buoni propositi per il futuro. Meno che per quanto riguarda il ricambio delle dirigenze, da quell'orecchio sembrano non sentire molto.
Un buon esempio che potrebbe esser loro da stimilo arriva dai Verdi, Green, nel Regno Unito. Giunta al termine del suo secondo mandato alla guida del partito, l'attuale segretaria Caroline Lucas annuncia di non volersi piú ricandidare per ricoprire questo ruolo, in modo da lasciar spazio a chi finora ha avuto ruoli di minor visibilitá, in modo che nuove leve possano crescere e sviluppare il proprio eventuale talento. Sará per questo approccio non corporativo o per il fatto di rappresentare un'alternativa alle due facce delle politiche neoliberiste, Conservatori e Laburisti, che i Verdi hanno visto una crescita nei consensi elettorali nel corso degli ultimi dieci anni, con l'elezione di Lucas al Parlamento e di un numero via via maggiore di consiglieri nei consigli delle contee.







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Indignados un anno dopo.
Se questo ha un senso.
Di Monica Bedana

Nessuno sa veramente mai quel che succede in un qualsiasi punto dell'organizzazione.
Legge di Johnson

L'anniversario del 15M bisognava commemorarlo, probabilmente un po' per forza, per non perdere l'abitudine e senza troppa convinzione, perché in fondo non c'è niente di nuovo sul fronte occidentale della guerra europea al debito pubblico via austerità sulla pelle del lavoro dipendente.

L'anno scorso sí  la protesta aveva avuto la forza di portare aria fresca nei palazzi del potere, come direbbe qualcuno; Zapatero allora disse che gli indignati andavano ascoltati e nel discorso annuale sullo stato della Nazione affermò che le loro rivendicazioni erano senza dubbio d'interesse. Dopo di ciò, una proposta del movimento finí nel programma elettorale di Rubalcaba ed il parlamento andaluso offrí alle loro rivendicazioni il simbolico seggio nº110, quello a disposizione dei cittadini. Gli indignati però si mantennero e si mantengono  fermamente lontani dai partiti, finendo per affermare, come Grillo, che PSOE e PP sono la stessa cosa; e cadendo cosí, di sicuro in modo volontario e per scarsa conoscenza, in un noto discorso a cinque stelle che nulla ha di rivoluzionario e molto di destra estrema. Sbattendo, come i grillini, le porte in faccia anche ai mezzi di comunicazione, colpevoli di interpretare male e di diffondere messaggi sbagliati, senza rendersi conto che a questo porta, inevitabilmente, la mancanza di un portavoce. E se li si conosce poco e male si tende a diffidare. Cosí si sono persi una buona fetta di quell'empatia generale dei cittadini nata un anno fa .

Nonostante ciò, il 15M  ribadisce che non ci sono leader di sorta, il movimento è totalmente orizzontale, nelle infinite assemblee si cerca un'unanimità che non può essere umana e che si traduce in rallentamento -altrettanto infinito- di ogni presa di posizione, decisione, proposta. E in questo modo si è approdati al primo anniversario dell'inizio della protesta: con un movimento indebolito, disperso, calderone gigante dove convive chi sta in piazza per difendere un ideale e chi invece protesta perché non ha più un lavoro né speranza di trovarlo e vorrebbe vedere materialmente risolta la propria situazione.
Indignati indefessamente apolitici, ma con desiderio di influire sulla politica di quei partiti che rinnegano; inspiegabilmente lontani dal sindacato, dalla cui unione nascerebbe sicuramente una forza sociale chiara, definita, d'impatto.

Insomma, un anno dopo il movimento che generò la prima ondata di protesta universale della Storia, sta scoprendo che il volere "tutto e subito" è sempre utopico. Cosí quest'anno ci accontentiamo di indignarci nei giorni, le ore ed i parametri stabiliti da Rajoy e dalla legge. Non serve a riattivare l'economia e diminuire la disoccupazione ma un po' di catarsi collettiva non fa mai male. Un po', appunto. Senza esagerare. E se volete vedere quanta gente c'è in questo momento del 15M 2012 ad indignarsi alla Puerta del Sol, cliccate qui.

Senza ombra di assemblea, il buon senso di Forges nel solito corso di spagnolo per immagini. Oggi, speciale indignados.


- La banca mi esige di pagare il mutuo...
- ...però siccome mi è finito il sussidio di disoccupazione non posso pagarlo...
- ...allora il Governo, siccome la banca ha bisogno dei soldi perché ha fatto una gestione pessima, fa credito alla banca di un mucchio di soldi...
- ...e ciò che si ottiene è che la banca si prenda sia la mia casa che il credito del governo...
- ...se il governo avesse fatto credito a me, fino a quando io fossi tornato a lavorare, potrei pagare il mutuo, la banca riscuoterebbe il mio debito ed io avrei la mia casa.


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Gli aggiornamenti delle rubriche di "Resistenza Internazionale"

The City of London:
"Le banche nell'occhio del ciclone, di nuovo":
Tutti ricordano che la grande crisi del 2007-08 iniziò dal fallimento di diversi istituti finanziari, da Northern Rock a Bear Strearns fino a Lehman Brothers e che questa immediatamente si propagò al resto del settore finanziario e poi all'economia reale. In quegli anni era condivisa l'idea che una riforma di tutto il sistema fosse una necessità impellente per evitare il ripetersi di un'altra crisi di tale portata. Ma col passare del tempo nulla o quasi è stato fatto e sembra che ci siamo dimenticati presto delle lezioni della crisi, tutti concentrati ad addebitare i problemi dell'economia mondiale agli stati, come se fossero stati loro la causa della cataclisma finanziario...leggi tutto l'articolo.

Territori in Movimento:
"Pulizia sociale e lotta di classe a Londra":
When the shit hit the fan (lett. quando la merda colpisce il ventilatore), dicono gli inglesi per indicare che i nodi di un problema vengono al pettine. In meno di due anni in cui è stata al governo del Regno Unito sono molti i nodi venuti al pettine della coalizione Liberal-Conservatrice. Uno più imbarazzante dell'altro, ma tutti sintomo di che pasta sia fatta la classe dominante, ricca e corporativa, e del divario che la separa dalla massa di chi vive del proprio lavoro..leggi tutto l'articolo.

Serenissima:
"Di amori oscuri":
In un nuovo periodo nero per la Spagna, non solo per la sua economia ma anche per il senso soffocante di restrizione di ogni conquista sociale raggiunta col governo Zapatero, viene alla luce con abbondanza di materiale - che ne prova l'importanza sia umana che letteraria- l'identità dell'ultimo amore di Federico García Lorca. L'identità di un uomo che ha custodito questo segreto per più di 70 anni...leggi tutto l'articolo

lunedì 14 maggio 2012

Suicidi e bombette tecniche

Ministri tecnici che dichiarano che il terrorismo é di ritorno. Che la tensione sociale monta monta monta. La gente che si suicida per disperazione. Stanno forse preparando i nuovi "anni di piombo" all'italiana. Ci mancano i generali greci che prendono il potere ed é fatta. In Italia sarà il "colpo di stato dei tecnici".... O di coloro che continuano a sostenerli. E oppalà si ricomincia... Già che ci siamo risuscitiamo la DC...Roba da matti. 
Adesso é ancora più chiaro, qui serve un vero governo. Serve un governo che si assuma le responsabilità politiche delle proprie azioni
Serve un governo espressione di una maggioranza eletta.
La crisi e il risanamento dell’economia non c’entrano più niente.
Bisogna chiamare il popolo al voto.
C’é bisogno di fare delle scelte chiare per il futuro del Paese; gente incapace di dare speranza oggi é gente non adatta a ricoprire ruoli di responsabilità.
Penso che riconoscere questa semplice verità sia adesso l’unico gesto sensato che ci si possa attendere da questi partiti disastrati e diretti sempre dai soliti e che ancora pretendono governare. 
E se il PD non si sente ancora pronto ad assumersi la responsabilità  di elezioni democratiche adesso, che qualcun altro agisca.
SG

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domenica 13 maggio 2012

Ad Atene un governo della minoranza: e la chiamano democrazia

QUESTO POST E' STATO, COME OVVIO, SUPERATO DAI FATTI. DIMAR NON HA ADERITO AL GOVERNO DI COALIZIONE, COME INIZIALMENTE SEMBRAVA. RESISTENZA INTERNAZIONALE SI SCUSA



L'aria fresca che le proteste dei popoli stanno portando dentro i palazzi del potere, in Europa e non solo, si è nuovamente fermata di fronte ad una politica auto-referenziale che se ne infischia della democrazia. E purtroppo, una volta di più, lo spettacolo peggiore è offerto da una parte di quelle cosiddette sinistre europee sempre disposte a vendere l'anima in cambio di un posto di potere. D'altronde c'era da immaginarlo sarebbe successo - lo avevamo pure paventato all'indomani delle elezioni. Il partitino Dimar era nato due anni fa, staccandosi dal Synaspismos - il fulcro di Syriza, il vero vincitore morale delle consulatazioni della settimana scorsa. Ed una scissione a destra durante la crisi è sempre sospetta - d'altronde ce lo ha insegnato Andreotti, che se ne intendeva, che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. Ed infatti. Dimar si è candidato alle elezioni rifiutando il memorandum imposto dalla UE, ha preso i voti sulla base di quella piattaforma ed ora forma un governo con Pasok e Nuova Democrazia, gli unici due partiti che difendono l'accordo che sta trascinando la Grecia nel caos. 
Uno sputo in faccia al suo elettorato. Uno sputo in faccia all'intero popolo greco, chè se le elezioni avevano dato una indicazione chiara e precisa è che la Grecia non voleva il diktat di Bruxelles e Berlino, solo il 30% di un elettorato comunque in calo aveva sostenuto Pasok e ND. Ed ora Atene si troverà governata da una piccola minoranza che avvantaggiandosi della legge elettorale e comprandosi un partitino di canaglie potrà imporre il Berlin Consensus su un popolo che non ne vuole sapere. Mentre ormai la maggioranza degli economisti più seri, da Krugman a Roubini, da Rodrik a Eichengreen spiegano che l'uscita dall'Euro della Grecia è meglio che continuare con questa folle corsa ai tagli. 
Senza dimenticare che la maggioranza dei greci rifiuta entrambe le alternative, volendo semplicemente smettere di essere schiavizzata da personaggi cui interessa solo difendere le proprie banche e magari anche le proprie industrie militari.
Syriza non chiedeva l'uscita dall'Europa, diceva semplicemente no al memorandum. Dimar, invece, definito "sinistra filo-europea" da Corriere e Repubblica, è solo filo-Bruxelles, o forse neanche quello. Ribadisce solo la vecchia tradizione dei socialdemocratici disposti a vendersi per un piatto di lenticchie.  
E poi si lamentano della destra populista e dell'anti-politica? 


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sabato 12 maggio 2012

Io ci metto la faccia:
gli amici di "Resistenza Internazionale" per "Il Manifesto"

I liquidatori del "Manifesto" ieri comunicavano alla redazione la "cessazione della complessiva attività editoriale". La legge dei tagli all'editoria si ostina a voler spazzar via la libertà di espressione e, in molti casi, la storia del nostro giornalismo. Da febbraio questo blog ha avviato una campagna di solidarietà al "Manifesto" ed ha lanciato un appello per salvare quel bene comune che è la libertà di stampa.
Abbiamo ancora molti amici che in questa lotta continuano a metterci la faccia come noi.
Invitiamo nuovamente tutti i lettori a fare come loro.
Spedite le vostre foto a resistenza(punto)internazionale(chiocciola)gmail(punto)com

Oggi la faccia ce la mette Massimo.



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venerdì 11 maggio 2012



City of London
Spagna a fondo per salvare le banche


Quello che sta succedendo in Spagna rischia di essere il passo finale di una Europa ormai tanto avvitata in sè stessa da aver perso il senso della realtà. La Merkel ha nuovamente ribadito il suo netto rifiuto agli Eurobond e continua a sostenere che gli stati debbano pagare i propri debiti, costi quel che costi...




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giovedì 10 maggio 2012

Subito subito subito il 5X1000 a "G.O. for life"

Oggi il tumore ginecologico si può combattere.
Lo può fare la medicina, lo possiamo fare noi, restando unite per moltiplicare le nostre forze.

Dona il tuo 5X1000 a "G.O. for life", Ginecologia Oncologica Associazione Pazienti
Sede Operativa:
c/o Pad.4 - Policlinico S. Orsola-Malpighi
via Massarenti, 13
40138 Bologna
fax: 051-6364392
e-mail: info@goforlife.it
www.goforlife.it
C.F. 91338440372

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mercoledì 9 maggio 2012

RESISTENCIA ARGENTINA

L'altro giorno mi è arrivata una cartolina dall'Argentina. All'inizio l'ho semplicemente letta con piacere, poi mi sono accorto di una scritta in rosso, in stampatello, in alto. All'inizio pensavo fosse uno scherzo di chi me l'ha mandata, invece no.






Il postino argentino, vedendo che la cartolina era diretta a Londra, ha deciso di aggiungere un messaggio, indirizzato forse a me, ma più probabilmente a tutta l'Inghilterra: LAS MALVINAS SON ARGENTINAS
Ovvero le Falklands non sono inglesi.
Forse dovrei arrabbiarmi, ha scritto su una cartolina personale. Ha sicuramente violato un codice di comportamento della posta. E allora? Allora ha fatto bene, nessuna azione migliore per dimostrare l'attaccamento di un popolo alla propria patria, ai propri diritti.
Un popolo che combatte, un popolo che resiste.
Viva l'Argentina, abbasso il colonialismo brittanico!


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GRIDIAMOGLIELO IN PIAZZA!!


Crescono le adesioni all’appello della Federazione della Sinistra,
lanciato in occasione della manifestazione nazionale organizzata per
sabato 12 maggio a Roma - dalle 14, con un corteo da Piazza Repubblica
al Colosseo - contro il governo Monti, alla quale parteciperanno Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, e Oliviero Diliberto,
segretario nazionale dei Comunisti italiani.

Tra i primi firmatari del testo ci sono infatti: Vittorio Agnoletto,
Marco Bersani, Giorgio Cremaschi, Alfonso Gianni, Haidi Giuliani,
Margherita Hack, Alberto Lucarelli, Citto Maselli, Ugo Mattei, Nicola
Nicolosi, Valentino Parlato, Franca Rame, Gianni Rinaldini, Vauro
Senesi.

Mai come in questo momento la Costituzione della Repubblica rischia di
essere travolta a partire dall’articolo 1: "L'Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Il valore e la natura stessa della democrazia e dei diritti del lavoro
sono infatti gravemente sviliti da controriforme e manovre economiche
inique, esplicitamente dettate da poteri politici e finanziari esterni
al sistema istituzionale del nostro Paese. Il Governo Monti, pur
formalmente legittimato dal sostegno della maggioranza trasversale di
un Parlamento ampiamente logorato nella propria rappresentanza e
credibilità, a partire dalle stesse modalità elettorali che lo hanno
espresso, agisce al di fuori di un mandato popolare. L'introduzione
del vincolo del pareggio di bilancio subordina l'esigibilità dei
diritti sociali e alla salute, all'istruzione, alla previdenza e
all'assistenza alle "superiori" ragioni del mercato. La riforma del
lavoro, con lo svuotamento dell'articolo 18 e la sostanziale
liberalizzazione del lavoro precario, segna un salto di qualità nel
dominio e nella ricattabilità del lavoro i cui diritti sono già in
via di destrutturazione per l'attacco portato dal governo Berlusconi
alla contrattazione nazionale e alla democrazia sindacale. Queste
politiche sono tanto inique socialmente, quanto recessive e
fallimentari sul terreno economico, e stanno portando il paese in un
baratro senza precedenti. Opporsi a queste politiche e concorrere alla
costruzione di un modello sociale ed economico alternativo è pertanto
dovere di ogni cittadina e cittadino democratici: è il compito
urgente che abbiamo tutti noi, in Italia ed in Europa. Un'alternativa
che contrasti effettivamente la speculazione, usata insieme al debito
contratto dagli Stati per salvare speculatori ed affaristi, come una
clava per distruggere i diritti sociali. Un'alternativa volta a
redistribuire la ricchezza, a fronte della crescita scandalosa delle
disuguaglianze, ad aumentare salari e pensioni, istituire il reddito
sociale, riqualificare ed estendere il sistema di welfare.
Un'alternativa che si fondi sulla centralità dei diritti del lavoro,
riconverta le produzioni nel segno della sostenibilità ecologica,
investa nella conoscenza e nella cultura, ampli la sfera dei beni
comuni sottratti al mercato, riqualifichi il pubblico a partire da un
nuovo modello di democrazia e partecipazione. Un'alternativa
all'insegna di politiche di pace e cooperazione contro le logiche di
guerra con la drastica diminuzione delle spese militari.

Per queste ragioni, facciamo appello a scendere in piazza il 12 Maggio
a Roma. Contro il governo Monti, le politiche della BCE, della UE e il
Fiscal Compact.

Per difendere la democrazia, i diritti delle lavoratrici e dei
lavoratori, la Costituzione, per l’Europa sociale.

Per aderire all'appello clicca QUI

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martedì 8 maggio 2012

Lezioni di politica dalla Francia-2: basta liberismo, più coraggio

Se la Grecia dovrebbe insegnare qualcosa alla sinistra radicale italiana, la vittoria di Hollande dovrebbe dire qualcosa alla sinistra tutta. Il PD ha festeggiato la vittoria del candidato socialista ma si stenta al momento a vedere le somiglianze tra i due partiti ed i due programmi.
Hollande non è un rivoluzionario, questo è chiaro. Ed è pure possibile, anche se speriamo di no, che la sua politica sia diversa dalle sue promesse in campagna elettorale. Però Hollande ha conquistato l'Eliseo, come già Mitterand nel 1981, con un programma fortemente caratterizzato a sinistra. Le riforme, per la prima volta in 30 anni, ritornano al loro significato originale, migliorare le condizioni di vita della gente e non favorire il mercato. E' un cambiamento di paradigma notevole, che in Francia viene declinato con l'abbassamento dell'età pensionabile, tasse più alte per i ricchi e netta opposizione al fiscal compact, con un rinnovato spazio per la spesa pubblica. Un programma che in Italia verrebbe definito populista se non addirittura avventuriero, ma che ben rispecchia la volontà del popolo francese, che ha votato compatto contrario all'austerity già al primo turno.
In Italia invece il PD ha appena approvato una riforma delle pensioni che ha innalzato l'età pensionabile oltre il livello che Hollande vuole ridurre! E si sta apprestando a liberalizzare il mercato del lavoro nella direzione richiesta dai mercati e dalla BCE. Non solo, ha appena modificato la Costituzione per obbligare tutti i futuri governi al pareggio di bilancio. Sostiene un governo tecnico voluto dalle tecnocrazie europee e rigetta senza se e senza ma la possibilità del voto anticipato. Insomma, il PD al momento ha adottato il modello PASOK, sacrifici a dispetto di tutto e di tutti, che è stato letteralmente spazzato via in Grecia.
E che in Italia non gode di salute tanto migliore. I partiti della coalizione governativa hanno pagato tantissimo in termini elettorali in questa tornata amministrativa. Non si illuda il PD. Certo vincerà la stragrande maggioranza dei sindaci, ma questo è dovuto fondamentalmente all'implosione del PDL e alla neanche tanto prematura morte del Terzo Polo. Appare chiaro che una larga fetta di italiani ha votato contro questo governo, contro questa politica. Ed in maniera sempre più radicale, con l'IDV ferma e l'effetto Vendola ormai sparito per lasciare spazio a Grillo ed al M5S.
Molti italiani sembrano aver capito quello che i politici nei palazzi non riescono a comprendere: la crisi la si sconfigge voltando pagina, non riproponendo formule vecchie e fallimentari. 


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lunedì 7 maggio 2012

Lezioni di politica dalla Grecia 1: solo uniti si vince

Il dato politico eclatante delle elezioni greche è che il paese, in massa, ha detto no all'austerity. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, il PASOK è quasi sparito, la destra vince di un soffio ma è in rotta perdendo quasi metà dei consensi. In breve, i due partiti pro-austerity arrivano a stento al 30%. Ed anche con una legge elettorale taroccata come quella greca non hanno la maggioranza in Parlamento. 
Nel frattempo i partiti alla sinistra del PASOK sarebbero di gran lunga la prima formazione politica ellenica, avrebbero addirittura gli stessi voti della "grande" coalizione, se solo si fossero uniti. Invece, nonostate gli appelli all'unità di Syriza, sia i comunisti greci che i socialisti democratici han deciso di correre da soli. Con risultati modesti, non a caso insieme non fanno i voti di Syriza. Scelte meno settarie, scelte più lungimiranti avrebbero portato alla vittoria della sinistra-sinistra e alla formazione di un governo in grado di ridiscutere veramente il diktat di Bruxells e Berlino. E dunque questa grande vittoria nelle urne non sarà tradotta in vittoria politica.
Come sempre, purtroppo, e non certo solo in Grecia, la sinistra è disunita, è lacerata. Non ci si illuda: la destra, pur anch'essa politicamente divisa, è sempre capace di ritrovare un'unità d'azione. PASOK e ND avevano già sostenuto insieme il governo tecnico di Papademos, lo rifaranno ora. E riusciranno a portare sulla barca qualcun'altro, i Greci indipendenti che erano fuoriusciti da ND, probabilmente. O forse, ma speriamo di no, i Socialisti Democratici. 
Quel che vedremo sarà un ovvio e scontato tradimento del mandato elettorale in nome degli interessi di classe, della salvaguardia della grande borghesia greca e della finanza tedesca. E ciò avverrà in un paese che vuole tutt'altro.
Per la sinistra è venuta l'ora dell'unità, non solo della testimonianza, non solo della protesta. Anche perchè in tutta Europa la protesta sta cominciando a prendere una gran brutta piega, dalla Le Pen ai nazisti greci, in parlamento con la svastica e ai seggi coi bastoni. 
Per il cambiamento bisogna stare uniti. Chissà se in Italia, dove la sinistra unita potrebbe quasi aver la forza di quella greca, qualcuno riuscirà a capire il significato delle elezioni greche. 


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Ha vinto un socialista


di Simone Giovetti

Come anticipatovi su queste stesse colonne dal vostro inviato speciale, ha vinto un socialista

Non sarà Che Guevara, ma da oggi in Francia governa un socialista.
Mettiamolo alla prova. Chissà, forse ci riserverà delle sorprese. Una cosa è certa: il popolo francese non ha deluso le aspettative. Si è votato per un cambiamento, di stile certo, ma anche sulla base di valori diversi.

Il neo presidente ha parlato ricordando le promesse per il futuro: crescita e rilancio dell’impiego in Europa.

Ora aspettiamo le legislative di giugno. L’estrema destra è favorita e cercherà di trarre il massimo profitto dal buon risultato del primo turno e soprattutto dalla sconfitta di Sarkozy.

Il Parlamento ritroverà sotto Hollande un nuovo ruolo politico, la sua composizione è dunque importantissima. Servirebbe una solida maggioranza di sinistra e qui ci piacerebbe sperare in un risultato degno del “Front de gauche” di Mélenchon: darebbe a Hollande la forza necessaria per fare le scelte coraggiose di cui si ha bisogno, soprattutto in direzione della finanza e delle banche la cui riorganizzazione e controllo sono oggi una necessità imprescindibile.

Non ci sarà la rottura con la Germania e nessuno qui lo auspica. Ma sicuramente nuovi scenari si aprono in Europa, nuove alleanze. Alleanze se non tutte di sinistra almeno più mediterranee…


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domenica 6 maggio 2012

QUE SE VAYAN TODOS!




L'onda anomala è arrivata, è uno tsunami rosso che spazza l'Europa dell'austerity. I padrini dei tagli, gli amici del capitale, i supporters dell'Europa tecnocratica e dittatoriale stanno cadendo come frutti troppo maturi.
Se ne va a testa bassa Sarkozy, il gemello diverso di Lady Merkel, uno dei principali protagonisti dell'inferno economico europeo, uno dei fautori del suicida fiscal compact. Se ne va Papademos, il tecnocrate mai eletto, imposto da Merkozy e da Draghi, l'affamatore della Grecia. E' un tracollo per il PASOK, il partito pseudo-socialista greco che perde 2/3 dei voti. Ed in settimana aveva preso una bella mazzata la coalizione brittanica, impostata sui tagli (sociali) per i poveri e sui tagli (fiscali) per i ricchi. 
Vince, trionfa Hollande che ha riposizionato i socialisti francesi su posizioni finalmente veramente progressiste, veramente riformiste - e non certo rivoluzionarie. Età pensionabile che torna a 60 anni, tasse per i milionari, no alle politiche fiscali deficienti. Mica parliamo di espropri! Eppure è l'unico socialista in Europa a volerlo fare.
Vince, trionfa la sinistra greca, in particolare Syriza che candidava come capolista Manolis Glezos, simbolo della resistenza durante la guerra. La sinistra unita sarebbe oltre il 30%, senza naturalmente contare il PASOK.
Ora tocca a Merkel, ora tocca a Monti. Le loro immagini riflesse, il presidente francese ed il tecnocrate greco son stati messi alla porta dagli elettori. Il prossimo anno toccherà anche a loro.
Que se vayan todos, per il bene dell'Europa. 


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FORZA GRECIA!


La Grecia sembra dire no al liberismo selvaggio, dice no all'austerity, dice no ai mercati. Syriza, la variegata alleanza della sinistra radicale greca viene data dagli exit poll come secondo partito ellenico, superando il PASOK. E la forbice indica che potrebbe addirittura essere il primo partito. 



 

Parzialmente punito dagli elettori il KKE, per il suo rifiuto di qualsiasi alleanza programmatica con gli altri partiti di sinistra.
Ora aspettiamo i voti veri e la ripartizione dei seggi con la complicatissima legge elettorale greca. Ma l'austerity ha già perso.
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