mercoledì 14 dicembre 2011

Il ritorno del razzismo




C’eravamo ormai abituati e non ce ne eravamo neppure accorti. Il razzismo instituzionalizzato era diventato un fatto normale, le sceneggiate di Borghezio, gli insulti di Bossi. E le camice brune che sfilano, manco fosse un grottesco carnevale. Presenti al congresso quasi esoterico di Scilipoti, uno che difficilmente avrebbe passato il test dell’ariano perfetto, ed anche da italiano fà fatica. E Storace, fiero fascista, da sempre corteggiato da Berlusconi. Ed infine lo sdoganamento in TV: Buttafuoco che declama i suoi editoriali sulla 7, manco fosse D’Annunzio, facendosi riprendere nientemeno che dalla sede di Casa Pound, uno dei covi del fascismo del Terzo Millennio. Il tutto sotto lo sguardo pacioso e compiaciuto di Luca Telese.
Insomma, la banalizzazione del male, e certo Buttafuoco in TV non insulta nessuno se non la lingua italiana, e Borghezio è lontano anni luce dall’imbracciare una tanica di benzina o una pistola. Ma un danno lo hanno fatto, ci hanno fatto dimenticare che il razzismo non è un fenomeno di “colore”, il razzismo è bestialità e violenza. E mentre noi ce ne dimenticavamo, covava silenzioso nella pancia del paese, salvo poi eruttare con violenza.
Nel weekend, a Torino, abbiamo avuto un progrom contro gli zingari, perchè si sa, “io non sono razzista, ma di sti zingari non se ne può più”. Nessuno ricorda, conveniente dimenticanza, che l’Olocausto non c’è stato solo contro gli Ebrei, ma pure contro i Rom. Ma è roba di tanto tempo fa, e poi, avevano violentanto una ragazzina illibata, figuriamoci. Ah, no, l’unica violenza subita dalla ragazzina era quella psicologica che subiva dai famigliari, italianissimi e cattolicissimi, chè nel 2011 il sesso pre-matrimoniale è ancora la porta per l’inferno. Ma tant’è, se anche non sono stati gli zingari, è comunque sempre colpa loro. E via a bruciare le case misere in cui vivono.
E poi i neri. Che sono qui a rubarci il lavoro, per di più sono mussulmani e uccidono la nostra storia e la nostra cultura. Peccato che di solito chi fà di sti discorsi di storia e cultura abbia sentito parlare piuttosto raramente – spesso si esprime in dialetto al contrario dei tanti immigrati che parlano in italiano e non ha mai imparato che l’Italia è il prodotto più singolare di un melting pot culturale sviluppatosi per secoli. E certo, ora che i senegalesi a Firenze sono stati assassinati come cani, tutti prendono le distanze, è il gesto isolato di un matto. No, un momento. C’è anche chi applaude. Ed alla manifestazione di protesta e sdegno, pochi “italiani bianchi”, e serrande abbassate per paura di disordini.
Sarebbe forse il caso di non dimenticare che il nazismo divenne fenomeno di massa in pochi anni di crisi economica e che in Francia il fascismo lepenista è nato e cresciuto nella cintura industriale abbandonata che era una volta il bastione della sinistra. Non possiamo accettare che fascismo e razzismo ci entrino in casa, travestiti da intellettuali d’area o da politici folkloristici e poi sorprenderci che questo seme marcio cominci a dilagare dove trova terreno di coltura più facile, tra ignoranti e disperati con la paura del diverso. Dobbiamo fermarli prima.

Nicola Melloni


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