lunedì 19 settembre 2011

Gli indignados occupano la Borsa di Madrid
(ma non troppo)
Di Monica Bedana


Il 15-M si è simbolicamente unito a Occupy Wall Street con un metaforico abbraccio stritolante alla Borsa di Madrid. Ci ha pensato il solito, esagerato spiegamento di forze di polizia ad avvertire che era il caso di contenere l'affetto e di non avvicinarsi troppo alla casa dell'Ibex35, ragion per cui i circa 200 indignados hanno organizzato il loro meeting in un parco lí vicino. 

Un programma intenso per un caldo sabato di settembre, sabato 17, in cui cattedratici, professori ed esperti di economia hanno spiegato alla gente, a piedi nudi nel parco, la differenza tra economia reale ed economia speculativa, il ruolo degli oligopoli nella crisi, la mancanza di crescita dell'economia ed i problemi derivanti dalla crisi energetica. E chi non c'era, ha potuto seguire il dibattito in diretta su internet .

Le posizioni degli indignados sulla crisi globale, semplici ed espresse in modo efficace fin dalle prime proteste di primavera alla Puerta del Sol, in questa occasione sono state fermamente ribadite: che c'è necessità impellente di una banca etica, che si muova non in base al rendimento immediato del denaro, bensí per il suo rendimento sociale. E che la banca di cui stiamo tutti pagando il debito dovrebbe sedersi sul banco degli imputati; e che nessuno ricorda di aver votato, alle ultime elezioni, quei banchieri che ora decidono per i cittadini al posto della democrazia.

Il 15-M non ha intenzione di accamparsi presso la Borsa di Madrid, come ha annunciato di voler fare Occupy Wall Street per i prossimi due mesi. Dal cartello degli indignati americani spuntano orecchie da somaro, segno evidente che l'oligopolio economico mondiale è stato catalogato a priori come impreparato. Gli spagnoli invece hanno già proclamato da tempo che  el FMI nos jode a tod@s, no solo a las camareras*.

(*uno dei motti più geniali dei cartelli della Puerta del Sol di maggio, il FMI ci fotte tutti, non solo le cameriere ).


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